IN DIFESA DEL PARLAMENTO
di Giuseppe Borgioli
La Monarchia ha sempre cercato l’equilibrio dei poteri. Il Re sovrano è il guardiano di questo equilibrio. Anche nei momenti più bui ha posto un limite al partitismo e allo strapotere delle assemblee.
Dall’editto di Moncalieri i Savoia hanno posto le istituzioni al riparo della demagogia e dello strapotere dei partiti e dei gruppi di pressione.
L’origine storica e sacra del parlamento era il consiglio dei cavalieri e paladini del Re che lo assistevano nell’esercizio del governo.
Sovrano è il Re, la potestas è del popolo.
Re e popolo sono l’architrave delle istituzioni. Il popolo trova nel libero parlamento la sua rappresentanza e composizione degli interessi che lo costituiscono. Ma resterebbe un corpo inerme e disarticolato se non si rispecchiasse nel Re come simbolo vivente della sua unità nella storia.
Quello che accadendo in Italia sotto il profilo delle istituzioni è un fenomeno degno della nostra attenzione e preoccupazione.
Una parte politica consistente pensa di fare a meno del parlamento. Il popolo posto su un falso piedistallo potrebbe governare da solo a suon di referendum.
È la democrazia digitale affidata magicamente a internet che ci farebbe risparmiare un sacco di tempo e di energie. Si preme un tasto, un sì o un no, e l’esercizio della cosiddetta democrazia viene affidato ad un pilota automatico, ne più né meno di quello che accade in altri settori della vita sociale più produttivi della politica.
L’elemento umano è una complicazione che distoglie il pilota automatico.
Con una neutrale valutazione di costi e benefici ogni legge potrebbe vedere la luce forse senza nemmeno il referendum.
La chiamano democrazia diretta. Per noi è l’ultimo stadio del degrado della politica.
Lo sviluppo della tecnologia e la sua diffusione applicata alla politica, al sistema della convivenza comune, impone ai noi monarchici di ripensare le nostre ragioni e difendere, quasi da soli, un patrimonio che è dell’umanità.