PROVA GENERALE

di Giuseppe Borgioli

Il governo ha prorogato sino al 13 aprile le misure di quarantena per il contrasto alla pandemia di coronavirus. Da tre settimane gli Italiani di ogni categoria sociale e di ogni regione stanno attraversando questa vicenda dolorosa e paradossale. Chi scriverà la storia (vera) di questa vicenda epocale si troverà a cercare le risposte di una serie di drammatici paradossi-La sofferenza quando è una prova collettiva qualche volta migliora il carattere di un popolo, quasi sempre rende la gente più vulnerabile e sospettosa. Un fatto è certo: noi Italiani abbiamo subito disagi maggiori e nello stesso tempo abbiamo il triste primato dei contagiati e dei morti.Far quadrare questi dati empirici non è facile e sinora nessuno ha fornito spiegazioni convincenti. Nelle tre settimane trascorse le nostre città erano deserte, la gente costretta in casa impegnata talora in conflitti domestici alimentati dalla la ristrettezza e povertà della maggior parte delle abitazioni, ogni traccia di attività pubblica cancellata incluso il Parlamento. Il fantomatico piano “solo” attribuito al generale Giovanni De Lorenzo non era arrivato a   immaginare uno scenario del genere. Non è proprio un acquerello idilliaco come gli spot zuccherosi della obbediente televisione (sia pubblica che commerciale) cerca di propinarci in nome del senso civico o dell’altruismo. Qualche buontempone ha sussurrato quasi un’immagine da colpo di stato. È da folli non aver messo in conto che il blocco delle attività commerciali e sociali avrebbe comportato in breve tempo la crisi economica della liquidità o più semplicemente la mancanza di reddito a disposizione delle famiglie per procurarsi beni di consumo di prima necessità. In altri termini, la invocazione di Papa Francesco la gente ha fame!  A parte  il quadro più complesso della recessione industriale che ci attende quando ritornerà la tanto sospirata normalità.Si tratta di bisogni urgenti che costringe molte famiglie a scegliere fra la tutela della salute e la fame.  Gli assalti ai supermercati seguono questa logica. Non riguardano l’ordine pubblico.  I cittadini si sono rivelati più responsabili degli uomini di governo. Purtroppo i provvedimenti presi dal governo hanno o avranno l’effetto di una aspirina contro il coronavirus.Vada per le mascherine che non si trovano ancora, ma le conseguenze economiche della quarantena estesa a tutta la nazione non poteva cogliere impreparati i nostri governanti. E sì che i disagi a cui con cinismo veniva esposta la parte più fragile della nostra società non si limitavano alla forzosa rinuncia del barbiere che ha angustiato le più alte cariche dello Stato.Un tempo si faceva conto sullo zio d’America che ci avrebbe tolto dagli impicci. L’Europea di oggi non ci sta più al gioco, non ò disposta ad abbonare al paese più indebitato dell’unione nuove spese. Il corona virus non può diventare un alibi per invocare la solidarietà degli altri.Il teatrino della politica registra l’ultima (in ordine di tempo) sparata del comico Beppe Grillo, leader politico suo malgrado.  Dare un salario universale a tutti. Una misura che farebbe della repubblica l’unico esempio di comunismo distributivo, quando persino Cuba (non parliamo della Cina) riscopre il profitto.Giuseppe Prezzolini, il fondatore de La Voce (quella originale, quella vera) aveva lanciato dalle colonne del suo giornale il partito degli apoti, di quelli che non la bevono. Scambiare la pazienza degli Italiani per adesione per adesione alle verità ufficiali può rivelarsi un errore tragico per il regime.