di Salvatore Sfrecola
Va di moda, da qualche tempo, riscrivere la storia abbattendo monumenti, cambiando l’intestazione di strade piazze ed edifici pubblici. È una moda che ha una precisa regia, anche se il regista cambia di volta in volta, da paese a paese. Cancellare la storia significa dominare e guidare la massa informe di soggetti di scarsa cultura, di incerta identità, civica, spesso anche personale. E così vengono rimosse negli Stati Uniti le statue di Robert Edward Lee, il Comandante dell’esercito della Confederazione. Era della Virginia e, pur ricoprendo una carica importante nell’esercito, al momento della secessione si era schierato con i suoi concittadini. Per chi ha voluto eliminare le statue in suo onore era un razzista, come George Washingthon, Generale e primo Presidente degli Stati uniti. Entrambi disponevano di schiavi. Come Cristoforo Colombo, altra vittima della furia iconoclasta.
Il solito errore di giudicare le vicende passate con la mentalità di oggi.
L’Italia, che finora è rimasta pressoché immune da queste derive irrazionali, conosce adesso una iniziativa a dir poco miserevole perché ad essere contestata è l’intitolazione di un Liceo Scientifico di Pistoia ad Amedeo di Savoia Duca d’Aosta. La proposta è di un professore che vorrebbe cambiare nome alla scuola. La risposta è stato un coro di no, di studenti ed ex studenti, politici del territorio e cittadini. Il Consiglio dei docenti ha deciso di portare la proposta davanti al Consiglio di istituto e c’è da immaginare che ci sarà battaglia.
Il docente che ha lanciato la proposta ritiene che i valori che ispira una figura come quella di Amedeo Di Savoia Duca D’Aosta sia quella della monarchia e della presunta collusione con il regime fascista. Uno svarione notevole per quello che dovrebbe essere un uomo di cultura il quale dovrebbe sapere che il Duca è stato un italiano riconosciuto come uomo libero, amministratore saggio dell’Etiopia, dove fu Viceré, soldato coraggioso, difensore dell’Amba Alagi, dove diede prova di grande valore. Gli stessi vincitori gli riservarono l’onore delle armi.
È evidentemente una mossa politica propagandistica. Il Duca ha dimostrato sempre indipendenza. È noto che, recatosi a Berlino per le Olimpiadi del 1936, disse agli amici che gli chiedevano che impressioni avesse avuto fu lapidario: “un grande popolo guidato da un pagliaccio”.
Nella polemica è intervenuto il Presidente dell’Unione Monarchica Italiana (U.M.I.), l’Avv. Alessandro Sacchi, che ha denunciato “questa irrazionale deriva politica che vorrebbe riscrivere la storia per impedire alle giovani generazioni di guardare al futuro con l’orgoglio del passato, di una identità nazionale nella quale trovano spazio personalità che, come Amedeo d’Aosta, hanno dimostrato altissimo senso del dovere. Di questo passo – conclude l’Avv. Sacchi – rischia di essere occultato perfino il ricordo di Giuseppe Mazzini, costituito da piazze, viali, ponti e monumenti, con la scusa che furono inaugurati esclusivamente durante il Regno d’Italia”.
Mi sembra opportuno questo riferimento alla funzione della storia capace di inorgoglire i giovani italiani per proiettarli verso un futuro fatto di sfide che esigono fantasia, coraggio e determinazione. Privare i giovani della storia è come sradicarli dalla propria famiglia e dalle esperienze che in essa sono maturate.
È stata attivata anche una raccolta di firme. Hanno iniziato gli ex studenti della scuola di fine anni ‘60 che in una pec al dirigente scolastico chiedono un ripensamento. “Invitiamo il proponente del cambiamento a leggersi la storia di Amedeo di Savoia (eroe dell’Amba Alagi nella Guerra d’Africa, medaglia d’oro al Valor militare) e a documentarsi di quanto prestigio rivestisse a livello internazionale – scrivono gli ex studenti della scuola Raffaele Lombardi, Patrizia Baldi, Elisabetta Baldanzi, Manuela Baldacci, Patrizia Pecile, Lucia Mori, Chiara Alba Caponnetto, Manuela Canigiani, Letizia Poli, Enrica Dami, Giuseppe Dardi, Alessandro Pettinelli, Franco Fantoni e Leonardo Moretti –. Non abbiamo, a differenza forse di altri, la pretesa di dare giudizi, ma riteniamo che la proposta avanzata sia solo il frutto di questi tempi dove si mette in discussione tutto sulla scia di una politacally correct che ormai ci ha anche un po’ stufati. Siamo stanchi, e pensiamo di non essere soli, di ricevere lezioni da chi pensa che antifascismo sia anche quello di cambiare il nome ad una scuola, solo perché quel nome richiama una casata legata alla monarchia. Quando nel 1941/42 è nato il liceo scientifico il regime fascista poteva scegliere altri nomi, ma quello del Duca di Aosta rappresentò una scelta che andava oltre gli schieramenti”.