Il partito dei competenti
di Giuseppe Borgioli
Una volta si chiamavano ‘tecnici’. Dopo la biasimevole prova del governo di Mario Monti, non si osa più rievocare quella parola, un po’ per il ricordo che ha lasciato un po' per scaramanzia. Oggi si parla di ‘competenti’ dando per scontato che attualmente siamo governati da una banda di ‘incompetenti’. È il piano B che toglie il sonno a chi pensa che non si può lasciare il governo nelle mani di Matteo Salvini che fa di tutto per accreditarsi come il capobanda degli incompetenti. È pronto anche il nome altisonante del “super competente”. Si tratta di persona gradita all’Europa, a questa Europa, ai cosiddetti poteri (e giornali) forti, al mondo della finanza da cui proviene. Ha apparentemente pochi agganci con il passato e potrebbe aprire il capitolo inedito della terza repubblica. C’è un solo guaio: non ha i voti. Non ha i voti nel parlamento dove nessuna alchimia (al contrario di Monti) potrebbe supportarlo. Non ha i voti nel paese dove l’opinione pubblica sembra saldamente orientata verso ciò che viene definito populismo. E allora? Solo lo scenario spesso evocato di una crisi economica e finanziaria potrebbe costituire il retroscena di questa svolta. Senza citare il classico di Curzio Malaparte, sarebbe un colpo di stato bianco senza alcuna violenza, senza la mobilitazione di militari come siamo abituati a vedere in America Latina. L’ Italia, si sa, è un laboratorio di tecniche e innovazioni politiche da esportare nel mondo. Del resto, chi scenderebbe nelle piazze, secondo un’espressione datata, per difendere questa democrazia. Vedremo cosa accadrà dopo le elezioni europee che non serviranno a cambiare l’Europa bensì l’Italia.