Intervista all’avvocato Alessandro Sacchi, dal 2012 presidente dell’Unione Monarchica Italiana. Tra i temi affrontati: L`erede al trono? E’ il principe Aimone di Savoia. La monarchia e il fascismo, il referendum del ’46, ‘’la forza unificante della monarchia che non ha colore politico ’’ come mostra la convivenza nelle grandi monarchie europee con i socialdemocratici, i socialisti, i popolari, i laburisti. Vittorio Emanuele III e le leggi razziali, perché accanirsi con il sovrano e non invece con chi quelle leggi le approvò in Parlamento? Se non le avesse firmate Mussolini, allora all’apice del potere, avrebbe abolito la monarchia e proclamato la Repubblica fascista. Una testimonianza di Ciano. Un aneddoto di Talleyrand

di Mario Nanni

( tratto da: Sacchi (presidente UMI): l’idea monarchica è unificante e può salvare l’Italia. Non siamo né di destra né di sinistra, abbiamo monarchici anche nel Governo - Beemagazine)

Presidente Sacchi, l’intenzione è quella di fare una intervista ‘’conoscitiva’’, e quindi con anche con domande che possono sembrare provocatorie, ma in realtà servono a ‘’provocare’’ nuovi spunti di riflessione in chi leggerà. Quindi confido che Lei voglia rispondere senza formalismi ma con spontaneità e brillantezza. Così aiutiamo anche i lettori a capire. Le domande a volte sono volutamente lunghe per dare all’intervista la forma di una conversazione.

D’accordo, proceda con le domande.

Avvocato Sacchi, da quanti anni è alla guida dell’Unione Monarchica Italiana?

Dal 2010 come vicario. Dopo un anno e mezzo, nel congresso di Roma nel 2012, fui acclamato presidente.

Lei è napoletano, e mi verrebbe di dire che mi sembra quasi naturale che il presidente dell’Umi sia napoletano o comunque meridionale.

Sì sono di Napoli.

Lei mi domanderà il motivo di questa che può sembrare una battuta singolare.

Beh, in effetti me lo stavo domandando.

Glielo dico subito, offrendo alla sua attenzione e di chi ci legge alcuni dati.

Nel referendum del 2 Giugno 1946, il Mezzogiorno votò in stragrande maggioranza Monarchia; Napoli era quasi la ‘’capitale’’ dell’Italia monarchica. Vittorio Emanuele III, Lei lo sa, tra i tanti nomi aveva anche quello di Gennaro, e il titolo di Principe di Napoli, oltre che di Piemonte.

Lei mi ha detto che è di origini leccesi. Lo sa che Lecce ha dato nel referendum del ’46 la più alta percentuale di voti alla monarchia? Lecce ha avuto un senatore monarchico, il principe del Foro Oronzo Massari, che è stato anche sindaco molto popolare e amato di quella città.

Ricordo un altro dato per chi ci legge. Con l’avvento della Repubblica ci fu il Pnm, Partito nazionale monarchico, guidato da Alfredo Covelli, anch’egli avvocato, un galantuomo d’altri tempi. Poi cambiò nome in Pdium, partito democratico italiano di unità monarchica; il Pnm si scisse e Napoli fu l’epicentro del terremoto monarchico con la nascita del Partito monarchico popolare, fondato da Achille Lauro, naturalmente non il cantante che non era neanche nato, ma dal famoso e discusso armatore.

Infine: dopo i risultati del referendum che sancì la vittoria della Repubblica, e mentre si aspettava la convalida definitiva da parte della Cassazione, Umberto II – un Re Galantuomo, non meno del bisnonno Vittorio Emanuele II ma forse anche di più – era un po’ titubante sul da farsi: chiese un parere al ministro della Real Casa, il marchese Falcone Lucifero, il quale rispose: Maestà, se parte, ci saranno morti a Napoli; se non parte, ci saranno morti a Milano. Alla fine Umberto, un po’ ingenerosamente liquidato dai giornali come il ‘’re di maggio ’’, decise di abbandonare il campo accettando di fatto il responso referendario senza attendere il verdetto definitivo della Cassazione, e prese la via dell’esilio in Portogallo, come il suo avo Carlo Alberto cento anni prima.

La seguo in questa ricostruzione, ma voglio precisare che noi non siamo mossi dalla nostalgia ma dal ricordo, non solo dei regnanti ma anche di chi ha combattuto per gli ideali della Patria. Ho potuto conoscere non solo i ragazzi del ’99, i combattenti di Vittorio Veneto ma anche combattenti di valore della seconda guerra mondiale.

Dell’idea monarchica, le domanderò dopo.

La vittoria della Repubblica fu uno choc per i monarchici. C’è una scena di un bel film di Dino Risi, Una vita difficile: in casa dei marchesi Rustichelli, ovviamente monarchici, è ora di pranzo e si attendono i risultati del referendum, a cui viene invitato casualmente un giornalista (antifascista) che è Alberto Sordi, ma solo perché erano in 13 e cercavano un quattordicesimo commensale  Portano un bel pasticcio in tavola, Sordi, che non mangiava da due giorni, avidamente lo guarda, e impugna la forchetta per assaggiarlo, ma proprio in quel momento la radio annuncia: comunichiamo i risultati del referendum; la marchesa gela Sordi con queste parole: ma che fa? mangia? Dopo di che lo speaker annuncia: Monarchia: dieci milioni 718 mila 502; i padroni di casa Rustichelli esultano in coro: mammà, abbiamo vinto, ma la voce si spegne subito alle parole successive: Repubblica: dodici milioni 718 mila 641: da oggi l’Italia è repubblicana.

La marchesa quasi sviene, la figlia grida: oddio mammà si sente male.

I monarchici in realtà non hanno mai accettato, non solo psicologicamente ma anche mentalmente, i risultati del 2 giugno. Lei che è di un’altra generazione non mi dirà che anche lei conserva qualche dubbio…..

Su quest’ultimo punto dopo decenni di oblìo sono cominciate a uscire delle ricerche che, come quello di Aldo Mola, gettano un po’ di luce su aspetti controversi e rimasti oscuri.  Parliamoci chiaro: non ci fu la ‘’grande frode’’, ma tante piccole frodi per ottenere un risultato che poi stupì gli stessi vincitori. Aldo Mola ha fatto ricerche all’archivio di Stato. Lei lo sa che le schede del referendum furono distrutte subito dopo il voto? E non fu possibile riconteggiarle. Qualche scheda è stata trovata sulle bancarelle dei mercatini. Altro aneddoto illuminante: a Roma alcune suore che avevano deciso di votare per la Monarchia, seppero che nella sezione dove avevano votato, risultarono solo voti per la Repubblica.

E’ la solita vulgata di Romita grande manovratore?

Non tanto Romita (ministro dell’Interno, NdR), quanto Togliatti. ‘’I parti difficili vanno assecondati e pilotati. Questa è’ una frase del segretario del Pci!

Lasciamo ora la parte storica e veniamo a questioni più di principio. Detto sbrigativamente: secondo Lei l’idea monarchica, la stessa monarchia, ha ancora senso in quest’era che più che moderna ormai viene chiamata post moderna? Può spiegarlo ai giovani di oggi, che peraltro conoscono poco la storia e la studiano ancor meno?

Ribadisco il principio: nel riproporre l’idea monarchica e i princìpi monarchici, non siamo mossi da spirito nostalgico: lei pensi a ciò che potrebbe essere la monarchia in Italia, guardando alle grandi monarchie parlamentari d’Europa. Lì c’è la divisione dei poteri e al vertice un capo dello Stato che esercita un potere neutro, secondo una funzione arbitrale e garantista. E qual è la qualità massima di un arbitro? La terzietà.

Allude alla situazione italiana?

Non faccio, sia chiaro, una questione di persone, ma di principio e mi pongo delle domande: se un soggetto ha militato per 50 anni in un partito sarà sereno nell’esercizio del suo potere garantista? Si può resettare una ideologia? La Repubblica dà per scontato, quasi per automatico, che la figura del Capo dello Stato sia terza.

Lei allude ma non fa nomi

Non ho difficoltà a farne. Per esempio Scalfaro, e lo stesso presidente Mattarella: dovevano sciogliere le Camere in certe situazioni senza sbocco e invece hanno scelto altre soluzioni.

Lei dunque non rimpiange ‘’Stella e Corona’’

Non la rimpiangiamo, non siamo revanchisti. Noi proponiamo l’idea monarchica in modo nuovo, guardando alle grandi monarchie del Continente.

Ho letto un messaggio di Umberto, inviato agli Italiani, come spesso faceva quando era in esilio a Cascais, dove parla dell’idea monarchica come simbolo e fattore di concordia nazionale che trascende le divisioni politiche e partitiche. Ma è un messaggio del 1952, di più di 70 anni fa! Secondo Lei è ancora valido?

C’è in questo messaggio l’idea della monarchia come forza unificante, che è al disopra delle fazioni, dei partiti e delle ideologie. In Spagna se ci fosse stata la Repubblica, i catalani se ne sarebbero già andati. Come in Belgio i valloni e fiamminghi. Questo dimostra la forza della monarchia di essere collante della nazione.

Avete un programma politico immagino. Quali sono i punti essenziali, i valori fondanti del vostro essere monarchici?

Noi intanto chiediamo l’abrogazione dell’articolo 139 della Costituzione (La forma repubblicana dello Stato non è soggetta a referendum, NdR). Lasciamo decidere al popolo ridandogli la piena sovranità. Siamo per il rigore e la qualità nell’impegno politico, per il senso civico, per la severità degli studi e la preparazione. Altrimenti c’è lo scadimento culturale e professionale di una classe politica non sempre all’altezza. Ci vuole preparazione anche per fare l’accalappiacani.

Vi considerate, uso un criterio mi rendo conto schematico ma è per dare l’idea, di Destra, di Sinistra, di Centro?

Noi ci impegniamo anzitutto per spiegare anche ai giovani la forza e la perdurante modernità dell’idea monarchica, pur nella sua tradizione millenaria europea. Ma non ci imbranchiamo in un partito di destra o di sinistra. E poi finiamola con questa semplicistica equazione che chi è monarchico debba essere di destra. La monarchia è al di sopra del colore politico. In Svezia la monarchia ha convissuto e convive con la socialdemocrazia, in Inghilterra con i conservatori e i laburisti, in Spagna con i popolari e con i socialisti. Nella Napoli della rivolta di Masaniello, la popolazione gridava viva ‘o re di Spagna, mora ‘o malgoverno’’. La gente era esasperata ma non gridava ‘’ a morte il re’’. Il re è al di sopra.

In Italia, abbiamo avuto presidenti della Repubblica monarchici: come De Nicola ed Einaudi.

Anche Einaudi?

Certo. Al referendum votò Monarchia. E poi anche oggi abbiamo monarchi in politica, li abbiamo anche al governo.

Ma davvero?! A chi si riferisce?

Tajani è monarchico. E anche Crosetto.

Mi perdoni ma a volte parlando dei Savoia vengono spontanee le battute. Per esempio, al pensiero dell’abisso che c’è tra Emanuele Filiberto di Savoia, il glorioso vincitore della battaglia di San Quintino, in cui fece ballare i francesi, e l’attuale Emanuele Filiberto che balla sotto le stelle ( quantum mutatus ab illo). O pensando a Vittorio Emanuele III, che si ostinò fino all’ultimo a non coinvolgere il figlio Umberto negli affari di Stato ( in Casa Savoia si regna uno alla volta), non volle ascoltare l’idea di Croce di abdicare in favore non del figlio ma del nipote ( con la reggenza di Maria Josè).

Per cui le prospetto l’obiezione che viene spontanea: l’idea monarchica la dovrebbero impersonare personaggi discussi come gli attuali eredi di Savoia? (Vittorio e Emanuele e il figlio Emanuele Filiberto?)

E chi gliel’ha detto che sono loro gli eredi al trono?

E chi sono allora?

L’erede è Aimone di Savoia

Del ramo Savoia Aosta?

Aimone di Savoia, e basta, altrimenti per gli altri dovremmo specificare Savoia- Carignano. Il principe Aimone è una persona che lavora, ha responsabilità manageriali e direttive al massimo livello, ha ricevuto anche una onorificenza dalla Repubblica.

Io stesso sono il primo dirigente monarchico che vive del suo lavoro (avvocato cassazionista, NdR).

Ovviamente lei non la prende nemmeno in considerazione la Repubblica presidenziale

Sarebbe l’ultimo errore che possa fare l’Italia. La via da seguire è una effettiva democrazia parlamentare, con il Parlamento al centro e un capo dello Stato terzo non frutto di maggioranze politiche.

Ma su Vittorio Emanuele III non ha ancora risposto

Mi basta dirle: la monarchia italiana è stata una monarchia parlamentare e costituzionale.

Ma poi ci fu la Marcia su Roma, la mancata concessione dello stato d’assedio richiesto dal presidente del Consiglio Facta…

Dopo la marcia Vittorio Emanuele III diede l’incarico a Mussolini di formare un governo. Governo in cui entrarono anche popolari, come Gronchi, poi diventato capo dello Stato nel ’55.

E cosa pensa del comportamento di un re, che di fatto spalleggia e copre un dittatore e un regime liberticida per 20 anni e poi dopo il 25 luglio – in cui Dino Grandi e lo stesso Ciano fecero per lui il ‘’lavoro sporco ’’ di votare l’ordine del giorno che di fatto esautorava il ‘’duce’’- riceve Mussolini, e senza dirgli nulla lo fa arrestare appena si avvia all’uscita. Gesto che i fascisti non gli hanno mai perdonato.

Ma bisogna tenere a mente un dato importante, senza il quale la storia italiana non la si inquadra nel modo obiettivo.

E cioè?

Lo Statuto Albertino, che vigeva dal 1848 non era una Costituzione rigida; per modificarlo bastava una legge ordinaria, e in parlamento bastava avere una maggioranza per farlo. Non era come la Costituzione vigente che per essere modificata ha bisogno di un largo schieramento parlamentare.

Dove porta questo discorso?

Il fascismo ha scardinato con una serie di leggi ordinarie le prerogative del Re. Il Gran Consiglio assunse il potere di una terza Camera.

Ma sulle leggi razziali, che il re firmò, e di cui si è riparlato giorni fa durante le celebrazioni della Giornata della Memoria, che mi dice?

Intanto stavolta le faccio io una domanda provocatoria: perché prima di accanirsi contro il re che firmò le leggi razziali non si accaniscono contro coloro che le votarono in Parlamento?  Se il re non le avesse firmate, avremmo avuto un conflitto al vertice dello Stato, forse avremmo avuto la Repubblica fascista.

Addirittura!

Ma le voglio dare un altro dato: nei Diari di Galeazzo Ciano, genero del ‘’duce’’, è riportato questo episodio: Mussolini andava tutti i giovedì  in udienza dal Re. Durante una di queste udienze, disse a Vittorio Emanuele: Ci sono 25 mila persone che sono preoccupate ( per le leggi razziali, NdR). Il Re rispose: ci metta tra questi 25 mila anche me. E poi non dimentichiamo che Mafalda di Savoia è morta nel lager di Buchenwald.

Vittorio Emanuele III meritava di essere sepolto nel Pantheon, dove riposano i genitori Umberto I e la Regina Margherita e il nonno Vittorio Emanuele II?

I re d’Italia debbono essere sepolti nel Pantheon. Re Umberto disse: ‘’Mio padre e mia madre’’ (la regina Elena, NdR) ‘’o vengono al Pantheon o stanno bene dove sono ’’.

Lei dice di non essere nostalgico. Ma quanta fiducia ha che l’idea monarchica trionfi?

Ne sono sicuro.

Ad ascoltarla, debbo ammettere, colpisce la sua fede

Non è solo fede, la fede è cieca. La mia è consapevolezza. Ma voglio concludere con un bon mot di Talleyrand

Ne ha detti tanti. Conosco per esempio quello contro gli zelanti (surtout, pas trop de zel)

No, questo riguarda la monarchia. Talleyrand , che era monarchico….

Ma anche bonapartista, e tante altre cose

A Talleyrand, un giorno dissero: tu sei monarchico, perciò tu sei indietro. E lui rispose: e se fossi io a stare avanti?

Mario Nanni – Direttore editoriale