Sen. Gabriella Giammanco

La Sen. Gabriella Giammanco, siciliana, eletta in Forza Italia, raccogliendo una proposta dell’Unione Monarchica Italiana, scrive un emendamento che prevede di devolvere il 30% del montepremi del Superenalotto a supporto della lotta al Coronavirus. Ringraziamo la Sen. Gianmanco per la sensibilità dimostrata e speriamo che l’emendamento sia approvato. Vi proponiamo il video al seguente indirizzo:https://www.instagram.com/p/B9914fzhX5f/?fbclid=IwAR21UIXMq-y6qDNSu7aSDZcb95uc4qGyGsSox3JGAtVrdOOC4BkrBfT4P0

 

Oggi, 19 marzo 2020, Il Presidente Nazionale dell'Unione Monarchica Italiana, Avv. Alessandro Sacchi, sentita la Giunta Nazionale in teleconferenza, ha conferito la Medaglia della Fedeltà d'Argento, alla memoria, a Raphael Mastroianni.

di Davide Simone

La particolare situazione emotiva che vive il nostro Paese (e adesso il resto del mondo occidentale), le scelte comunicative poco felici di alcuni dirigenti dei massimi organismi continentali, l'euroscetticismo di un segmento degli italiani e il senso di colpa per certi atteggiamenti razzisti verso gli asiatici, hanno senza dubbio favorito il capovolgimento della percezione collettiva sulla Cina, passata dall'essere l'odiato responsabile e diffusore del virus, anche con le sue omissioni (ed è la verità), a "deus ex machina", salvifico e filantropico (per l'invio di strumenti nella maggior parte dei casi acquistati dal nostro governo e non donati).

Se, tuttavia, a monte esiste una strategia comunicativa e propagandistica mirata (basata sul "soft power") con la firma di Pechino, sarebbe interessante individuarne e conoscerne i diffusori e le sponde all'interno del nostro Paese e sapere se esista un canale diretto tra i due attori.

Approfondimento:

L'ingegneria della manipolazione

Soprattutto quando studiate ad arte, le "fake news" seguono una precisa catena di elaborazione e comando. Il manipolatore parte cioè da un'impasse in cui si trova il bersaglio, ne esamina le credenze e gli schemi socio-culturali e propone una soluzione, una verità alternativa. Si tratterà allora di "mal-informazione" e "disinformazione", benché la ricerca di una exit strategy ad una iniziale mancanza di soluzioni sia tipica anche della "mis-informazione", ovvero tutti noi possiamo creare e far prosperare una "fake news", inavvertitamente*.

L'ingegneria della bufala", volendo usare un'iperbole, è ben descritta da Fontana in questi 9 passaggi (che incudono l'azione disinformativa contro un target straniero nell'ambito dei conflitti ibridi):

-verificare le credenze in uso e mappare quelle dei propri pubblici

-indagare le strutture culturali dei gruppi sociali di riferimento e i prodotti informativi di cui fruiscono

-monitorare la situazione delle forze (geo)politiche in campo

-considerare le piattaforme mediatiche in uso che possono modificare messaggi chiave e credenze

-riconoscere e interpretare le differenti notizie inventate (fake design)

-definire quali percezioni far vivere da un punto di vista fisico, emotivo, mentale (perception management)

-identificare e far vivere le nuove narrative individuali e sociali (strategic story-work)

-definire le azioni pratiche di sense-making: le pratiche e i riti che generano significato in una comunità

-monitorare in progress i nuovi orientamenti di credenza e i fatti alternativi

*-mis-informazione (costruite dai singoli, involontariamente o con superficialità, magari per rispondere a bisogni inconsci)

-mal-informazione (la distorsione, la manipolazione e la strumentalizzazione dei fatti, anche reali, ad opera delle istituzioni, che cercano in questo modo di recuperare consenso e popolarità)

-disinformazione (il trarre in inganno deliberatamente, creando una realtà alternativa e fittizia)

UNA SOCIETA’ IN QUARANTENA

di Giuseppe Borgioli

Sono tempi molto tristi ed io sono fra quanti non gioiscono nel vedere le nostre belle città deserte, che prefigurano ciò che potrebbe avvenire. Non tutti la pensano come me. Io rispetto soprattutto in una materia incandescente come questa il parere degli altri che spesso sono illustri ricercatori e uomini di scienza. A dire il vero l’epidemia (pardon la pandemia) ha dato a costoro una insperata e meritata notorietà che tutti si augurano si materializzi coi fondi governativi, europei e del CNR. Il Professor Roberto Burioni, cattedratico di fama, ha scritto e parlato molto. Citiamo una sua frasetta che fa riflettere. “Bisogna evitare i contatti personali. È una sorta di nuova resistenza che dobbiamo fare contro questo tiranno. Ci vuole costanza, ci vuole volontà. È un sacrificio, ma pensiamo a ciò che hanno fatto le altre generazioni.”  Ben detto, il coronavirus sembra aver risvegliato un sano patriottismo nelle abitudini degli Italiani. Anche se la nuova linea del Piave è l’emergenza sanitaria, il confronto con il patriottismo delle passate generazioni ci sembra azzardato. In fin dei conti si tratta di una pandemia che mobilita la scienza medica e la collaborazione generosa dei cittadini. Il fine à quello di un ritorno alla normalità, cioè alla libertà. I sacrifici di oggi avvengono in questo orizzonte di speranza. Non credo che a nessuno faccia piacere vivere in una società in quarantena. Forse in Cina il dilemma non si pone, ma nella sensibilità che avvertiamo in occidente eccome se si pone. E veniamo alla medicina in generale e alla virologia in particolare. Siamo proprio sicuri che la medicina abbia bisogno di un nemico (”il tiranno” rappresentato oggi dal corona virus, ultimo in ordine di tempo) da combattere per progredire? Questa à una concezione “metafisica” della medicina e della patologia. Alcuni, anche uomini di scienza, hanno una concezione umanistica della medicina che non vede la malattia con la M maiuscola ma dà la parola al malato che soffre e che chiede al medico di lenire la sua sofferenza. È il giuramento di Ippocrate: non varcherò la porta della casa di un malato se non per portare lenimento alla sua sofferenza. La medicina del nostro tempo si affida spesso alle campagne multimiliardarie contro questo e contro quello e lascia nelle trincee i soldati dell’assistenza vera ai malati. A questi medici e infermieri di trincea, eroi ignoti di questa pandemia, andrebbe sì elevato un monumento.