MORALE E IGIENE

di Giuseppe Borgioli

C’è una tendenza che appartiene al nostro tempo, al nostro vivere insieme, alla nostra mentalità. La morale tradizionale, di derivazione laica, definita spregiativamente ottocentesca è gradualmente soppiantata dall’igiene. Comportamenti sociali e personali che i nostri padri ispiravano alla morale, all’imperativo categorico, al dovere per il dovere oggi sono bollati e soppiantati in nome dell’igiene. È l’igiene al centro delle preoccupazioni delle collettività occidentali. È la nuova religione sociale. La verifica di questo stato d’animo l’abbiamo sotto gli occhi con la emergenza del coronavirus bis. Il terrore del contagio ha cambiato lo stile di vita degli Italiani. Laddove non era arrivato il patriottismo, il senso di osservanza delle leggi, l’appello delle autorità politiche è giunta la paura. I negozi sono rimasti chiusi, le strade deserte, i rapporti personali ridotti al minimo. È un bene o è un male? Certo sotto il profilo dell’emergenza è un bene. Nel lungo periodo se di questi tristi giorni qualcosa resterà avrà modificato il nostro modo di vivere e di essere. L’aspetto economico complica la nostra condizione. L’economia è spietata e non ammette eccezioni. Nessun pasto è gratis tranne quel meraviglioso fenomeno della donazione gratuita. Al di là delle belle parole di solidarietà quella che continuiamo a indicare come l'Europa è composta da stati sovrani che sui temi fondamentali non rinunciano alle loro competenze. Fu così con la CED (Comunità Europea di Difesa) che non vide mai la luce per l’opposizione della Francia (allora non c’era De Gaulle) e per l’umore tiepido degli altri stati. Non si dimentichi che era ancora l’Europa dei sei e non dei ventisei. Oggi la replica concerne la emergenza sanitaria. Di fatto una istituzione plurinazionale non può nascere per situazione di necessità. Gli Stati Uniti d’America sono nati “uniti”: ex pluriuso unum. Questo è il loro federalismo. In più per cementare la loro unito hanno dovuto sostenere una dolorosa guerra di secessione che ha lasciato molte ferite aperte. L’Europa attuale è essenzialmente un patto di solidarietà che riguarda materie sì importanti ma non abbastanza da qualificare una politica continentale. La fiducia dei mercati è necessaria e va conquistata sul campo. Uno stato ha bisogno di un’anima per vivere. L’ Europa del programma Erasmus è troppo poco. Una volta si diceva che la forza della famiglia si vedeva nell'emergenza e nel bisogno. La famiglia europea non ha dato buona prova in questa emergenza