Se la redazione di TIME non seguisse le regole non scritte del “ politically correct” avrebbero dovuto dedicare la copertina dell’anno 2017 a Donald Trump.Indipendentemente dal giudizio di merito sulla sua politica e’ difficilmente contestabile che il 2017 l’abbia visto protagonista fella scena politica internazionale.Sulla vicenda di Gerusalemme capitale effettiva fi Israele Trump ha segnato una svolta che cambierà , in bene o in male, il quadro dei rapporti in medio oriente. In materia di politica l’abbattimento delle tasse sta dando nuovo impulso al capitalismo americano e costringerà gli altri paesi a cambiare o modificare rotta.Trump ha sovvertito la logica delle trattative commerciali senza riguardi per quanto avevano concluso o avviato a conclusione i suoi predecessori dimostrando di voler onorare solo le promesse elettorali.La stessa crisi dell’Iran ha dimostrato che quel regime non gode di buona salute e che non e’ affidabile per gli accordi sottoscritti dall’allora segretario di stato John Kerry.La stessa Corea del Nord sembra ammansita dall’atteggiamento non arrendevole dell’amministrazione americana.Le difficoltà per Trump insorgono nella politica interna. Il libro di Micheal Wolff e ‘ il segnale di un malessere che si accentuerà in vista delle elezioni di mezzo termine. Resta il capitolo dei rapporti con l’Unione Europea che però non preoccupa gli Stati Uniti. Troppo divisa e indebolita l’Europa si troverà ad affrontare il dopo elezioni in Italia e il muovo governo in Germania e a decidere una volta per tutte cosa intende fare “da grande”.A molti osservatori europei ( e italiani) sfugge la natura dell’ impero commerciale e economico che rappresentano gli Stati Uniti. Alberto Pirelli, il fondatore dell’impressa omonima, che capiva, già negli anni ’30, il ruolo della politica internazionale e diede vita a Milano all’ISPI, si recò da Mussolini, avviato alla alleanza con Hitler, per aprirgli gli occhi,Gli parlò degli Stati uniti d’America e della potenza industriale di quella società. Ma Mussolini stentava a capire, Pirelli sconsolato se tornò a Milano e come estremo tentativo di far cambiare idea al duce gli mandò l’elenco telefonico di New York,Oggi come allora gli Stati Uniti godono di tre vantaggi strategici, per così dire tre posizioni di rendita: la lingua madre ( l’inglese) parlata in tutto il modo, il dollaro la moneta riconosciuta ed accettata universalmente, la geopolitica con la doppia esposizione degli Stati Uniti sull’Atlantico e sul Pacifico.Gli Stati Uniti sono una repubblica’? No, sono un impero.Il presidente degli Stati Uniti nomina e revoca i ministri come Giorgio III si comportava con i membri del suo gabinetto.Sono di fatto una monarchia elettiva. E’ bene che noi , almeno noi, cominciamo a chiamare le cose con il proprio nome.
Giuseppe Borgioli