LA REPUBBLICA CONSOCIATIVA
di Giuseppe Borgioli
La repubblica è nata consociativa e persegue la sua vocazione come un peccato originale. La costituzione reale della società è modellata sul consociativismo. Si litiga come in una riunione di condominio per raggiungere l’accordo che accontenta gli interessi di ciascuno a detrimento della giustizia.
La moltiplicazione dei centri decisionali, dai consigli di quartiere ai comuni, alle metropoli, alle provincie (resuscitate) alle regioni, alle comunità montane anche laddove non ci sono i monti, comporta che ci siano elezioni grandi o piccole con periodicità incalzante. Si vota dappertutto e all’indomani di ogni elezione ci si mette d’accordo sulla spartizione del potere sicché ognuno possa vantare un incarico proprio come nel vituperato ventennio fascista dove l’inflazione delle cariche era arrivata al capo fabbricato.
Il potere senza l’autorità. I vitalizi, gli assegni a pioggia distribuiti con larga generosità, i rimborsi spese dei nuovi mandarini nutrono questo consociativismo come le alghe marine i pesci grossi.
Ma cosa succede quando le risorse finiscono? Quando i pescicani non trovano più di che cibarsi.
Un esercito di assessori, consiglieri, portaborse senza borse si spintonano a vicenda, cercano affannosamente un posticino, nido o tana, da cui celebrare il loro misero rito del potere.
Alcuni zoologi hanno spiegato che l’era giurassica à spartita quando gli animali giganteschi che la popolavano non poterono più sfamarsi, si estinsero per mancanza di cibo. Le condizioni ambientali che avevano reso possibile quel tipo di vita mutarono e chiusero un ciclo di storia naturale.
Forse siamo alla vigilia di un nuovo ciclo di storia naturale. L’aspetto benefico delle crisi economiche (e finanziarie) è anche quello di far uscire i popoli dall’era giurassica.