UNA RIFLESSIONE DISINCANTATA  SULL’EUROPA

di Giuseppe Borgioli

Il 26 di maggio si voterà per il rinnovo del Parlamento Europeo in un clima politico caldo che da a queste elezioni un significato speciale, quasi un referendum sull’Europa ( e non  su Salvini).

L’Europa che chiede il nostro voto è radicalmente diversa da quella ristretta dei sei paesi che dettero vita alla primitiva comunità del carbone e dell’acciaio. Non sta a noi fare dei bilanci che presentano aspetti positivi e aspetti critici. Avremo forse qualcosa da dire sull’allargamento che ha visto salire gli stati  membri al numero di 26, mantenendo ciascuno la propria identità e anzi esibendola  da far impallidire l’antico nazionalismo.

Se abbiamo tenuto  correttamente il conto, 28 stati, 28 popoli, 28 lingue, 28 legislazioni che solo in minima parte quasi sempre nel capo amministrativo, si sono armonizzate o unificate. Questo è il mosaico della nuova Europa. Una piccola babele che ha  fatto sentire la sua esistenza più per vietare che per costruire ciance migliori  per tutti. Eppure con  i suoi limiti il mercato unico e la moneta sono realtà consolidate di cui l’economia coglie i lati positivi.

E da queste realtà, come insegnano le vicende inglesi, non è agevole uscire. All’ombra del mercato unico è cresciuta una burocrazia che non ha nulla da invidiare a quelle dei singoli stati europei, quali l’Italia.

Il rischio è che l’Europa diventi il primo datore di lavoro del Belgio e che non vada oltre  questo primato: ecco è lo svincolo a cui siamo di fronte. Non so se è questione di dare più poteri al Parlamento Europeo, alla Commissione o al Consiglio dei Ministri. Sul tappeto  e il cambiamento.

Le burocrazie non hanno mai dato vita a  nuove realtà statuali. Le burocrazie hanno spesso distrutto  gli slanci degli stati nascenti - se il  voto del 26 maggio è richiesto dalle burocrazie e per consolidare il loro potere forse val la pena di fare un esame di coscienza per  domandarci cosa intendiamo per Europa.

Confesso che in tutti questi anni non mi à capitato spesso di sentire il soffio dello spirito europeo passarmi accanto. Una volta è capitato all’ Abbazia di Altacomba dove mille anni di storia della dinastia dei Savoia, da Umberto Biancamano a Umberto II, rivivono  fuori dal tempo  e ci fanno toccare con mano che nonostante tutto siamo europei.