GIORGIO AMBROSOLI, l’eroe che non sapeva di esserlo

di Giuseppe Borgioli

Ricorre il quarantesimo anniversario dell’uccisione di Giorgio Ambrosoli, avvenuta per mano di un sicario nel quadro dell’affair Sindona. Giorgio Ambrosoli era l’avvocato milanese incaricato di fare il liquidatore della Banca Privata. In questi giorni è stato ricordato un po’ da tutti come un professionista integerrimo che ha pagato con la vita la sua onestà e rigore professionale. Su di lui si attaglia bene la qualifica di eroe, eroe in tempo di pace.

Desideriamo ricordare, non per mettere il nostro berretto su questo personaggio, che accomuna tutta l’Italia nella ammirazione e nella gratitudine, che si era formato nel Fronte Monarchico Giovanile di Milano, in un ambiente di monarchici tutti d’un pezzo.

Valga la pena ricordare anche colui che fu l’anima dell’UMI milanese, Tino Bruschi.

I pellegrinaggi che compivano ogni anno i pellegrinaggi in silenzio con la sola forza della devozione a Bouleau sur mer da Re Umberto accoglieva quei messaggeri dell’amata Italia non era solo un piccolo episodio politico comprensibilmente ignorato da giornali e televisioni.

Era un pezzo d’Italia che si muoveva, che voleva ricordare per guardare al futuro.Nessuno di loro era mosso da calcoli di potere.Erano totalmente avulsi dalla “grande” politica che occupava le cronache. Erano veramente l’espressione di un’altra Italia che non aveva mai accettato l’ingiustizia del referendum ma aveva capito e obbedito a Re Umberto per patriottismo. Quello vero di cui si legge sui libri di storia.

Non ho conosciuto Giorgio Ambrosoli, pur avendo partecipato a quei pellegrinaggi.Non so se fosse borghese, nobile o proletario. So che apparteneva a quell’Italia che preferiva parlare di Patria anziché di paese.

Se si crede veramente nella patria come nella casa comune, l’estensione della famiglia, sfugge la differenza fra destra e sinistra, non si ragiona e non si agisce in base agli schieramenti politici. Il nuovo catechismo repubblicano ci ha insegnato che per essere buoni, onesti, meritevoli di stima bisogna essere di sinistra.

Nella mia Toscana corre un detto che suona un po’ irriverente: “fatti un nome piscia a letto e tutti diranno che hai sudato”.

E allora di fronte a Giorgio Ambrosoli si resta stupiti, meglio scandalizzati, si cerano delle attenuanti. Era un borghese come era borghese a suo modo il celebrato “salvatore della lira”.

No, non bisogna stare al gioco della doppia verità che accompagna il realismo e il compromesso.

Compiere il proprio dovere o cercare di farlo.

Sempre.