NEI SECOLI FEDELE
Giuseppe Borgioli
In questi giorni di reclusione non mi danno sollievo le persone che cantano a squarciagola dai balconi o i tanti esempi che la cronaca insolitamente deamicisiana ci propone a commento della tragedia del coronavirus. C’è un episodio che mi ha stupito e ridato speranza. Si dice che il cane che morde il passante non fa notizia ma il passante che morde il cane quello sì che fa notizia. Mi pare sia stato ad Imola, la scorsa settimana, un signore anche lui recluso in casa per contrastare la pandemia, privo di mezzi perché impedito di lavorare (la repubblica è fondata sul lavoro o sulla quarantena? ) ha telefonato alla locale stazione dei Carabinieri per raccontare la sua condizione: “ ho fame…” immagino che abbia aggiunto che aveva finito le scorte del cibo e del denaro e si rivolgeva allo Stato a quello Stato che a torto o a ragione lo costringeva in casa e gli impediva l’esercizio del diritto-dovere sacrosanto del lavoro per mantenere la sua famiglia. La storia ha veramente un seguito deamicisiano perche i Carabinieri di Imola non hanno aperto un fascicolo, non sono ricorsi alla burocrazia. Hanno semplicemente mobilitato le loro mogli che hanno risposto all’ appello con un pranzo. Non so se è stata attivata una linea di assistenza come sarebbe ragionevole in queste circostanze. Il mio stupore che mi dà da pensare è un altro. Un cittadino in condizioni di necessità non ha chiamato la Caritas o la Comunità di Sant’Egidio come forse avrei fatto io. Ha chiamato i Carabinieri, cioè lo Stato. Lo Stato – per mano del governo – mi ha messo in questa situazione ed io mi rivolgo allo Stato. Ha fatto bene il presidente del consiglio a ringraziare la Chiesa per l’apporto dato ad arginare il disagio sociale. La malizia mi suggerisce che dietro questa mossa ci sia anche un intento politico, sempre in agguato nella mente del professor Conte. Non sfugge l’apporto della Chiesa nei momenti di crisi di fiducia. Il professor Conte sa bene chi deve ringraziare, il suo galateo politico è furbesco. L’abbiamo sperimentato nella conferenza stampa trasmessa a reti unificate per attaccare- fra l’altro, come se niente fosse- le opposizioni. Vivaddio l’arma dei Carabinieri dal 13 luglio 1814, quando l’allora Re di Sardegna, Vittorio Emanuele I, la fondò, è rimasta nella coscienza della gente la stessa, il simbolo della fedeltà allo Stato.