Parola di Re

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L'UMI è istituita per raccogliere e guidare tutti i monarchici, senza esclusioni, al fine di ricomporre in sè quella concordia discors che è una delle ragioni d'essere della Monarchia e condizione di ogni progresso politico e sociale. Suo compito non è la partecipazione diretta alla lotta politica dei partiti, ma la affermazione e la difesa degli ideali supremi di Patria e libertà, che la mia casa rappresenta.


(Umberto II - 1956)

di Edoardo Pezzoni Mauri

portavoce del Comitato Edgardo Sogno

Il 22 aprile 1946 l’allora Principe e Luogotenente Generale del Regno d’Italia Umberto di Savoia emanò un decreto legislativo luogotenenziale che recitava “A celebrazione della liberazione del territorio italiano il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”.

Alla liberazione del territorio nazionale concorsero vari soggetti e, se nel meridione l’opera di liberazione avvenne esclusivamente grazie alle truppe Alleate, nel nord d’Italia a essa contribuirono significativamente molti italiani, dai più svariati orientamenti politici, i quali, consci della necessità di partecipare alla rinascita della Patria morale, iniziarono a organizzarsi ben prima della caduta del regime. Con un ordine del giorno datato 23/8/1943, quando nulla ancora di ufficiale si sapeva sulle trattative di armistizio in corso tra il governo Badoglio e gli Alleati, “Il comitato delle opposizioni di Milano sta prendendo misure adeguate per dirigere la lotta e dare disposizioni alle classi lavoratrici”.

Ruolo fondamentale nella guerra al regime repubblicano-fascista ebbe sicuramente l’Organizzazione Franchi. Dopo l’8 settembre, infatti, Edgardo Sogno (Franco Franchi) si impegnò nella Resistenza armata, dapprima come rappresentante del Partito Liberale nel Comitato Militare piemontese e, successivamente, alla testa della Organizzazione Franchi, da lui stesso creata in accordo con la Special Force britannica e – infine – come membro del Comando Militare generale del CLNAI, in rappresentanza del PLI.

Non starò qui a ricordare il ruolo fondamentale che ebbe la Franchi nella guerra di Liberazione, l’imprescindibile compito di raccordo con i comandi Alleati (inglesi in particolare), l’attività di logistica nella gestione dei lanci di rifornimenti (Pom pom pom pom. Qui Radio Londra. Messaggio speciale per la Franchi. Felice non è felice ...); chi lo vorrà potrà trovare tutte le informazioni nei libri scritti da Sogno stesso: “Guerra senza bandiera” (Mursia), avvincente racconto, quasi romanzesco, degli anni di guerra e delle rocambolesche avventure dei suoi protagonisti o “La Franchi” (Il Mulino), analitica descrizione dell’organizzazione militare da lui fondata e comandata.

In questa sede voglio ricordare le ragioni ideali che spinsero Eddy all’azione e che hanno spinto noi a fondare il “Comitato Edgardo Sogno”, per riprendere la fiaccola ideale delle battaglie del Comandante e per evitare che oblio e disinformazione deformassero la realtà storica.

L’impegno di Sogno nella guerra di liberazione nasce dai suoi più profondi ideali democratici e liberali, ideali che lo guidarono durante tutta la sua vita. Non ragioni di parte politica guidarono Sogno, non il desiderio di stravolgere o riformare la società, non la volontà di creare un mondo nuovo; solo il bisogno di rimettere nelle mani degli italiani il loro stesso destino.

Purtroppo la purezza di questa missione non è stata compresa da tutti o forse, pur compresa, è stata strumentalizzata da una certa retorica resistenziale, di matrice comunista, che mal sopportando la figura di un combattente autenticamente democratico (il cavaliere di cristallo lo definì l’amico di una vita Francesco Forte), ha tentato in tutti i modi di infangarne la memoria per garantirsi l’esclusiva sulla Resistenza. Sogno ha combattuto per la libertà, altri hanno combattuto per una sostituzione di regime, dal nero al rosso, ed essendo miseramente fallito questo loro diabolico disegno, è rimasto loro solo il gioco, ormai ampiamente scoperto, di intestarsi, in esclusiva, una battaglia che, per puro caso fortuito, li ha visti, per una volta, dal lato giusto della storia.

I funerali di Sogno, funerali militari, si sono svolti nell’agosto del 2000 nella Chiesa della Gran Madre di Dio in Torino. L’elogio funebre è stato pronunciato da Amedeo di Savoia Aosta, alla presenza delle principali cariche politiche dell’epoca, compresi esponenti del centrosinistra.

Nei mesi successivi con la moglie Anna, con le figlie Laura e Sofia, con Francesco e Carmen Forte, con Cinzia Rastello, Claudio Piretto, Giorgio e Luciana Mathieu, con i reduci della Franchi Piero Stroppiana e Maria Giulia Cardini, e con tanti altri amici abbiamo deciso di fondare il Comitato Edgardo Sogno, per difendere la memoria del Comandate ma soprattutto per cercare di portare alla conoscenza dei più la modernità del suo pensiero politico, pensiero che, dalla fine della guerra sino agli ultimi giorni prima di morire, non ha mai smesso di elaborare, raffinare, divulgare e che se anche solo parzialmente applicato, vedrebbe l’Italia in condizioni ben migliori rispetto a quelle in cui oggi drammaticamente versa.

Vorrete quindi perdonarmi se, sul finire di queste brevi note, mi autorizzo a una rapida digressione personale e sentimentale.

In questi anni di attività il Comitato Sogno ha fatto tante cose: dalla lapide sulla casa del Comandante (sotto la quale ci troviamo, da 18 anni, ogni 25 aprile e sotto la quale ci ritroveremo nuovamente presto) ai convegni, pubblicazioni, commemorazioni. Se tutte queste attività sono state possibili è stato anche, e soprattutto, perché nel Comitato Sogno tutti noi abbiamo trovato una seconda casa e stretto amicizie molto forti e intergenerazionali, consentendo il passaggio di una fiaccola ideale da chi la guerra l’ha combattuta con le armi a chi, oggi, la combatte con le idee e col pensiero, contro nemici non meno insidiosi. Francesco Forte, che ne è oggi il Presidente (non onorario, mi dispiace Francesco, mai sei troppo importante come operativo, gli onori possono attendere…), ci ha guidati insegnandoci il necessario rigore scientifico. Grazie. E grazie anche a chi non è più con noi fisicamente, ma il cui esempio quotidianamente ci ispira: grazie ad Anna Sogno, poetessa della pittura, a Carmen Forte, impareggiabile “First Lady” (let’s talk about cakes), allo Strop, Piero Stroppiana, l’ingegnere (Pronto pronto sono Piero), a Maria Giulia Cardini. Continueremo la battaglia, la vostra battaglia e se veramente esiste un’altra vita ci ritroveremo di là, in un salotto come quello di Anna, o Carmen, a mangiare gorgonzola e salame, stappare spumante (Maria Giulia, solo dolcetto per te, lo so…) e progettare conferenze.