RITORNO A ITACA. di Giuseppe Borgioli
Il viaggio di Telemaco. il figlio di Ulisse e di Penelope, è qualcosa di un capitolo del poema epico di Ulisse. La reggia di Itaca privata della presenza del suo Re è in preda al disordine. I Proci che si contendono la mano di Penelope e la successione di Ulisse, gozzovigliano nel palazzo reale teatro dei loro soprusi Non c’è più legge che sia rispettata e il popolo è il primo a soffrire di questa condizione. I Proci arroganti continuano a ripetere che il Re, il valoroso Ulisse, è orai morto sotto le mura di Troia o nel viaggio periglioso del ritorno di cui nessuno ha notizia. Il Re è morto, che Penelope si decida a scegliere il suo sposo per dargli un successore. Telemaco è troppo giovane. A lui non resta che assistere con la sofferenza che si accresce di giorno allo sfacelo della sua patria.Quello che un tempo era un Regno ordinato ora è precipitato nel caos. Bisognerebbe che Ulisse come per magia tornasse al suo posto per punire i prepotenti che abusano della sua assenza. Qui si eleva in questo desolante panorama di degrado la figura di Telemaco che parte alla ricerca del Re. Di suo padre. In questa impresa il giovane Principe è armato solo del suo coraggio e del ricordo del padre che non è stato dimenticato a Itaca. Telemaco insegue le voci di chi ha conosciuto il Re e ne piange il valore in tempo di battaglia e in tempo di pace. Questo l’aiuta a ricomporre l’identità del padre e a riaffermare la sua. Non è più un quasi orfano. È un Principe. Figlio di Re. Sventurata quella terra che non può più avvalersi della saggezza di un Re, resta preda degli avventurieri di tutti i tipi. Itaca è una metafora che abbiamo sperimentato e rivissuto in altri tempi e altri luoghi.Si può rimanere a lungo privi del Re? La reggia può rimanere a lungo riserva di caccia dei Proci di turno? Si può accettare che l’arbitrio si assida sul trono della giustizia ? Telemaco parte come in un pellegrinaggio laico alla ricerca del Re- padre perche non può accettare di vivere in questa situazione di minorità. La vicenda di Telemaco riassume nella sua grandiosità anche le nostre peripezie civili.Siamo tutti alla ricerca, come dice una canzone in voga, di un centro di gravita permanente, di una bussola che in un cielo coperto da nubi ci aiuti a ritrovate l’orientamento. Molti di noi hanno assimilato la politica nel sangue. Ma la politica non è un fine, non è il fine ultimo . Ci sono i valori oltre la politica. Sotto elezioni si moltiplicano gli appelli. Si cercano o si contrattano i voti. Si promettono mare e monti.E’ la stagione dei Proci.. Itaca è ancora senza Re, è orfana.Sempre secondo la mitologia e la poesia di Omero è il cane Argo che riconosce il suo Re.Quando la scuola era la scuola siamo stati educati alla luce dei poemi omerici e qualche volta stupidamente ci siamo chiesti a che servono quelle pagine. A niente, risponderà qualcuno più aggiornato di noi.Goethe sosteneva che se il popolo italiano fosse cresciuto al culto dell’antichità e dei poemi omerici anche il nostro costume civile sarebbe cambiato.