Parola di Re

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L'UMI è istituita per raccogliere e guidare tutti i monarchici, senza esclusioni, al fine di ricomporre in sè quella concordia discors che è una delle ragioni d'essere della Monarchia e condizione di ogni progresso politico e sociale. Suo compito non è la partecipazione diretta alla lotta politica dei partiti, ma la affermazione e la difesa degli ideali supremi di Patria e libertà, che la mia casa rappresenta.


(Umberto II - 1956)

IL FUTURO DELLE DINASTIE
di Giuseppe Borgioli
 
Che cos’è una dinastia? Il nostro mondo è affollato di dinastie o di famiglie che si fanno passare per tali. Ci sono dinastie nella economia e nella finanza. Ci sono dinastie  nello spettacolo. Ci sono dinastie nella politica,  anche oltreoceano: i Clinton, i Bush, i Cuomo. Ovviamente anche l’Italia  ha le sue dinastie, celebrate nel tempo. Con l’avvento della repubblica  c’è stato il tentativo di colmare il vuoto della Dinastia, quella vera . Sono spuntati i vari personaggi  incoronati  dalla stampa e dalla televisioni, da quello che chiamiamo il mondo dei media. Si direbbe che i popoli non possono stare senza Re. Qualche volta sono degli idoli fabbricati ad ho, qualche altra volta a appartengono a dinastie temprate dalla storia.
Come nasce una dinastia  è una domanda  ancora aperta e  lasciata  alla sensibilità di ognuno. Sicuramente è nel corso degli eventi la Dinastia prende coscienza di sé  e diventa motore della storia.
La dinastia non è la semplice successione dei nomi e delle date. E’ qualcosa di più e di diverso di una genealogia. 
In un mondo appiattito come quello minacciato  dall’uso  democratico dei social media  scompare ogni riferimento alla verticalità dei valori. La competizione è fra il numero di followers  (seguaci) che ciascuno riesce  a raccogliere (non a fidelizzare) solo per esibire un indice di popolarità. O una sfera di influenza I mezzi sono tutti ammessi  nel grande mercato della telematica. Come gli scopi. Non esclusi quelli economici e commerciali.
Non si tratta solo della fiera della vanità che accompagnava la noia della società di massa.  Tutti hanno diritto al successo. Il principio democratico  si invera, in mancanza di meglio,  nella pratica dei social media  che è alla portata di tutti- Perché non dovrebbe essere così? Quali regole dovrebbero impedirlo o limitarlo?  Quella che sembrava  una spinta ad allargare i confina della comunità di amici  si rivela  una apertura di orizzonti difficilmente prevedibili, soprattutto nel campo politico e commerciale. D’altra parte la rivoluzione ( a noi  questa parola non suona bene) è destinata a infrangere anche le barriere della comunicazione. Non si può tornare indietro. E forse non è nemmeno  desiderabile.  E’ la tanta osannata  democrazia applicata  in versione estrema al comportamento umano. So bene che cisono sistemi totalitari  che possono essere  messi in discussione sola dalla rete spontanea  dei social media e dalle loro applicazioni. Mi preoccupa il futuro  delle società tradizionali e da come cambieranno i loro capisaldi  di vita.
Mi preoccupa l’autenticità di un messaggio come il nostro che attinge ai valori   fondanti della società.
La politica non è solo  competizione per il potere, per determinare  chi comanda  e chi obbedisce.
Senza valori le istituzioni restano scheletri senza vita.
E’ probabile che  siamo a una svolta di questo tipo e che il compito dei monarchici vada ben al di là di una restaurazione di una Dinastia.  Ci attende il compito  superiore alla nostre forze (missione impossibile) di restaurare un ordine  di valori condiviso dall’umanità di oggi e di domani.