Napoli è una città martoriata e cara al nostro cuore che ogni tanto viene alla ribalta della cronaca per fatti e misfatti che non fanno onore a questa generosa popolazione.
Si direbbe che – oltre ai governi – anche televisioni e giornali si accaniscono contro di lei, quasi fosse una sorta di tardiva vendetta per quello che ha rappresentato e rappresenta nella vita politica nazionale.
In questi giorni è la volta delle bende armate di ragazzi che si accoltellano fra di loro e colpiscono altri ragazzi inermi e estranei, senza alcuna apparente ragione.
Non è solo Napoli: Il fenomeno si ritrova nelle grandi città di tutto il mondo.
Nel caso di Napoli la sofferenza è maggiore perché coinvolge ragazzi e giovani che la mancanza di scuola e di lavoro, in altre parole la mancanza di futuro, getta sulla strada, costretti a inventarsi un orrendo surrogato della passione civile che non c’e’.
Passione civile che non mancava a quei giovani napoletani che l’11 giugno del 1946 furono uccisi in Via Medina, ricordiamoli: Isa Cavalieri, Vincenzo Di Guida, Michele Pappalardo, Francesco D’Azzo, Guido Beninato, Felice Chirico, Mario Fioretti. La loro passione civile era il Re e l’ingiustizia patita del referendum.
Non mi risulta ( ma sarei felice di essere smentito) che nessuna autorità ufficiale repubblicana, se pur in nome della tanto sbandierata riconciliazione, abbia riconosciuto il significato morale e civila di questi morti.
Anche questa pagina fa parte delle storia e della vita di Napoli.