Parola di Re

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L'UMI è istituita per raccogliere e guidare tutti i monarchici, senza esclusioni, al fine di ricomporre in sè quella concordia discors che è una delle ragioni d'essere della Monarchia e condizione di ogni progresso politico e sociale. Suo compito non è la partecipazione diretta alla lotta politica dei partiti, ma la affermazione e la difesa degli ideali supremi di Patria e libertà, che la mia casa rappresenta.


(Umberto II - 1956)

Dov’è lo stato?  Chi l’ha visto?

di Giuseppe Borgioli

La festa della repubblica è stata rovinata- Ma non c’è stato nessun sabotatore. E allora chi ha rovinato la festa? La repubblica muore di eutanasia di morte dolce quasi desiderata. Il nemico della repubblica è dentro la repubblica stessa. E’ una sorta di cancro che corrode le istituzioni. Le celebrazioni restano puntuali ma vuote, prive di reale significato. Sopravvive solo il cerimoniale che è quello mutuato dalla tradizione pre repubblicana. Il Quirinale è là. Pure i corazzieri sono sempre educati all’antica disciplina, sembrano fuori del tempo, testimoni di una assenza, quella del Re. Gli attuali inquilini del Quirinale fanno del loro meglio per rispettare le regole dell’ospitalità. Resta la festa, la liturgia senza la fede. Come in un vecchio e glorioso palazzo, le pareti si sgretolano. 73 anni sono troppi senza il vero padrone di casa. Quest’anno a turbare la festa sono arrivati i quattro ultimi ex capi di stato maggiore che hanno rifiutato di partecipare alla sfilata delle forze armate nel giorno della loro festa   con motivazioni serie molto serie. Le forze armate sono un fiore dall’occhiello di tutta la nazione per il loro grado di efficienza e di senso del dovere e riscuotono il rispetto e l’ammirazione internazionale decretata in tutti i teatri in cui sono impegnate, E’ questione di risorse sino a un certo punto perché l’esercito più efficiente del mondo ha bisogno di sentirsi riconosciuto in patria, Per innamorarsi si deve credere nell’amore. Armare un esercito comporta attrezzarlo sotto il profilo dei sentimenti e della considerazione del ruolo. Quasi contemporaneamente, mentre stiamo scrivendo, è scoppiato il caso della Procura di Roma, centro nevralgico di tante inchieste. Un tempo di diceva il porto delle nebbie. Vogliamo tornare a quello stile? Auguriamoci che al capo della procura di Roma Pignatone succeda persona degna di lui. Intanto è scoppiata nella magistratura una guerra per correnti, sarebbe più appropriato per bande. Quanto dolore provoca tutto questo in chi crede nella funzione sacrale magistratura. Quando il fascismo impose il giuramento di fedeltà, alcuni magistrati si rifiutarono e persero il posto. Fra questi c’era quel Giuseppe Pagano che ritroviamo nel 1946 a presidente della Cassazione e in quella sede si rifiutò fi proclamare la repubblica se non dopo aver esaminato i ricorsi sui brogli. Dove è finito lo stato? Qualcuno ne ha notizia?  Bisogna dedicare una puntata speciale della bella trasmissione televisiva “chi l’ha visto” per lanciare un disperato appello.