LA DESTRA CHE NON C’E’
Giuseppe Borgioli
A nessuno sfugge la constatazione amara che la destra come area politico-ideale è di fatto assente o marginale nel dibattito della nostra povera Italia. Qualche volta è stata maggioranza nei voti della gente e può darsi che lo sia ancora. Ma i valori della destra che chiamiamo storica, dl quella parte che ha posto le basi dell’unificazione nazionale sono generalmente trascurati. Il fascismo fu un fenomeno di destra? Io credo di no e l’epilogo di questo movimento lo dimostra. L’ assenza di una vera destra fa male anche alla sinistra che perde così la sua identità dialettica ed è costretta ad esibirsi in monologhi. Oggi la sinistra è tutto e il contrario di tutto, governo e opposizione.
È diventato quasi un paradosso che la destra per ottenere il diritto di cittadinanza e di parola debba rendere omaggio al sistema delle idee dominanti. La destra buona è quella del regime o quella folkloristica che seduce i giovani con un Mussolini da icona. È il caso di ricordare – nessuno si offenda - le centinaia di migliaia di soldati italiani che deportati nei campi di lavoro tedeschi rifiutarono di aderire alla repubblica sociale.
Avrebbero potuto rincontrare i loro cari che non vedevano da anni ma preferirono rimanere lì dietro il filo spinato e risposero a Vittorio Mussolini che era stato mandato a reclutarli: no, grazie. Alcuni, molti, ritennero il loro comportamento normale, non propriamente eroico. Avevano giurato fedeltà al Re – come Giovannino Guareschi – e non volevano mancare di parola.
Ci sono fior di galantuomini che osserveranno che non val la pena ricordare questi momenti forti. Meglio stendere un manto di oblio e lasciare che i giovani credano che gli Italiani sono un popolo di vigliacchi. La repubblica ci ha abituati all’esercizio quotidiano della rimozione. La vera destra non può nascere o rinascere sull’ oblio. Deve custodire il passato, anche quello scomodo, per ricostruire la casa comune. La Monarchia si sposa come in armonico connubio con la difesa del Parlamento.
Forme come presidenzialismo o cesarismo o democrazia diretta nascono in un retroterra repubblicano che scarica sull’uomo della provvidenza il potere di decidere. Noi lo proiettiamo sulle istituzioni e sulla dinastia. Per ricostruire i valori di Patria e di Libertà che sono additati da Re Umberto nel messaggio all’Unione Monarchica Italiana come il contrassegno della Casa Reale abbiamo bisogno di ricordare quei momenti forti.
Nell’intero arco della storia italiana la vera destra storica ha governato una manciata di anni e ha legato i propri destini a quelli della monarchia. Questa destra patriottica deve perdere ogni complesso di inferiorità e rivendicare il suo pieno titolo a parlare su tutti i temi in agenda. Si può essere minoranza perché nostalgici del passato, soggetti di una visione residuale della storia. Nel nostro caso siamo minoranza perché abbiamo l’ardire e la consapevolezza di preparare il futuro.
La maglia della nazionale di calcio: dall’identità al marketing
È un’operazione commerciale quella che ha previsto per i nazionali di calcio, al posto della tradizionale maglia azzurra, una casacca verde, tra l’altro priva dello scudetto tricolore. Chi l’ha progettata non ha avuto la capacità e la fantasia di immaginare una “terza maglia” che conciliasse i simboli della storia e dell’identità nazionale con la pur comprensibile esigenza di marketing dello sponsor e chi ha condiviso la scelta è gravemente venuto meno al dovere di tutelare i valori della tradizione del nostro sport, ovunque nel mondo oggetto della più attenta considerazione.
È assolutamente inaccettabile quanto è stato consentito, che faimmaginare, in ragione di interessi meramente commerciali, la possibilità di ulteriori manomissioni di storia, identità e sentimenti. Di questo passo c’è da attendersi che anche il Tricolore nazionale possa ospitare il logo di una qualche impresa, tanto per favorire una campagna promozionale di prodotti che aspirano ad un più ampio consumo.
L’Unione Monarchica Italia segnala la manomissione di storia e ricordi cari al popolo italiano che da sempre si identifica nello sport più amato.
Roma,11.10.2019
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi
L’Unione Monarchica Italiana abbruna le Bandiere per la scomparsa dell'Ing. Piero Stroppiana, ultimo reduce vivente della brigata partigiana Franchi di Edgardo Sogno. L’Ing. Stroppiana era un uomo colto, sensibile, spiritoso, sempre modesto. Grande amico dell'U.M.I., a maggio ha partecipato, in prima fila, al nostro evento torinese e alla commemorazione di Edgardo Sogno.
L'Ing.Piero Stroppiana durante un convegno organizzato dall'Unione Monarchica Italiana a Torino
L'Ing.Piero Stroppiana vicino all'Avv. Alessandro Sacchi, Presidente Nazionale dell'U.M.I.
No al vincolo di mandato parlamentare
Dinanzi all’iniziativa di alcuni capi di partito di proporre un “vincolo di mandato” per i parlamentari, oggi vietato dalla Costituzione all’art 67, l’Unione Monarchica Italiana ricorda che quella norma è tratta dallo Statuto Albertino, la Carta costituzionale del Regno d’Italia, la quale all’art. 41 affermava che “I Deputati rappresentano la Nazione in generale e non le sole provincie in cui furono eletti. Nessun mandato imperativo può loro darsi dagli Elettori”.
È la regola fondamentale delle democrazie parlamentari, l’autonomia della “rappresentanza politica”, che i monarchici italiani intendono difendere per assicurare ai parlamentari la libertà di espressione del loro pensiero e delle loro scelte anche nei confronti del partito di appartenenza, in quanto ognuno degli eletti è interprete dell’interesse reale del Paese, cioè della Nazione.
E ricordano che nella democrazia più antica del mondo (1215), nel Regno Unito, al Primo Ministro negano il voto, quando dissentono, anche i parlamentari del suo stesso partito. Senza che questo desti scandalo.
Roma, 27.09.2019
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi
FUSIONE A FREDDO
di Giuseppe Borgioli
E siamo al Conte bis che sarebbe più corretto denominare Renzi bis, dalla paternità di questa fusione a freddo o matrimonio d’interesse che governa l’Italia. Si sa che spesso i matrimoni d’interesse durano più a lungo dei matrimoni d’amore e questo potrebbe rivelarsi il nostro caso. I bene informati azzardano la previsione che tirerà a campare sino alla elezione del presidente della repubblica. Ma la suprema carica repubblicana non aveva da essere – a garanzia del cittadino non più sudditi – super partes? Alla favola del presidente super partes non ci ha mai creduto nessuna persona con la testa sulle spalle. Le grandi manovre sono già cominciate e per ora lo stratega Salvini ha perso un cavallo. La partita è aperta e ogni partito ha le ciance per partecipare allo scacco del presidente. Dovremo aggiornare il quadro del gioco degli scacchi alla nomenclatura repubblicana.
Intanto Matteo Renzi con 40 senatori e 70 deputati tiene il Conte bis nel suo pugno. Il boy scout di Firenze che si professa alunno di Giorgio La Pira sembra più familiare alla lezione di Machiavelli.
I suoi nemici cha hanno accumulato nel tempo, si aspettano che ne combini una delle sue, per esempio fondare a freddo un nuovo partito. Ce lo dirà la Leopolda in programma fra breve. Sempre i bene informati danno per scontato che tutto è pronto: soldi, nome, uomini e programmi molto vaghi da tirar fuori per ogni evenienza.In vista di queste strategie una legge elettorale proporzionale depurata da un pur minimo premio di maggioranza sarebbe salutata dalla partitocrazia con un sospiro di sollievo. Si tornerebbe alla prima repubblica, ai governi traballanti, alle alleanze mobili, ai piccoli partiti che giocano il ruolo degli aghi della bilancia.
Senza contare che una volta a garantire la stabilità del sistema c’erano la DC e il PCI che da soli potevano contare sul 70 per cento dei voti.Non è difficile immaginare cosa accadrebbe alla scacchiera di oggi.
Nonostante i nostri giochetti e le nostre straregie degne di Von Clausewitz il debito pubblico continua a crescere e nessuno mostra di voler prendere il toro per le corna. Da qui il disagio crescente della gente che ha perso i riferimenti istituzionali. Se poi questa condizione dovesse essere condita da una deflazione che significa recessione nessuno è in grado di prevedere cosa sarebbe delle regole sella nostra fragile convivenza civile. Questa prospettiva non interessa la maggior parte dei nostri capi politici in tutt’altre faccende affaccendati.
Noi sogniamo il Re leone e ahimè siamo circondati da una massa di conigli.
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