È mancato il professor Francesco Forte. Economista, scrittore, giornalista, uomo di Stato e di pensiero. Socialista liberale da molti anni ormai collaborava con l’Unione Monarchica Italiana partecipando attivamente alle attività della stessa. Da ultimo ha redatto per l’UMI un capitolo del volume su Cavour. Sempre entusiasta di lanciarsi in nuovi progetti, incurante dell’anagrafe progettava senza soluzione di continuità iniziative culturali, editoriali e politiche. Ci mancherai Francesco.          

Ci mancherà il tuo ottimismo e la tua progettualità, ci mancheranno i tuoi ragionamenti sempre fuori dagli schemi, sempre brillanti.                                                      

Ci resteranno i tuoi consigli e soprattutto ci resterà il tuo metodo.

Grazie. Salutaci Carmen.

L'Avv. Edoardo Pezzoni Mauri, Vice Presidente Nazionale dell'U.M.I., con il Prof. Francesco Forte

Commemorazione del Conte Edgardo Sogno, Medaglia d'Oro al Valor Militiare, alla presenza dell'Avv. Alessandro Sacchi, Presidente Nazionale dell'U.M.I., e del Prof. Francesco Forte

L’Hotel Mediterraneo, del gruppo Hotels Bettoja, sito in Roma, alla Via Cavour n.15, ha previsto per i partecipanti della cena che vogliano pernottare i seguenti importi:

  • Camera doppia uso singola € 99,00;
  • Camera doppia € 110,00;
  • Camera doppia premium uso singola € 115,00;
  • Camera doppia premium € 125,00

La tassa di soggiorno è esclusa dagli importi sopraindicati.

Per informazioni e prenotazioni contattare:

la sig.ra Matilde Spreafico al seguente n. 0646205642 o all’indirizzo mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

di Antonio Gurrado

(tratto da www.ilfoglio.it )

 

Pagine su pagine di retroscena e indiscrezioni, ipotesi di bis del presidente uscente, candidati ufficiali e ufficiosi, franchi tiratori, voti e soprattutto veti. La rivincita simbolica dei re di fronte al gran teatro per la carica più alta della Repubblica

 

In Italia quando dici che sei monarchico ti guardano tutti strano, nonostante che siano monarchie varie nazioni dalla storia grande almeno quanto la nostra, come Gran Bretagna e Spagna, ma anche l’Olanda, il Belgio, la modernissima Svezia, l’avveniristico Giappone; nonostante che in Europa i primi decisivi passi verso la democrazia siano stati mossi grazie all’evoluzione plurisecolare della monarchia; e nonostante che al mondo i principali Stati dittatoriali, paradittatoriali o illiberali, tipo la Cina, l’Iran, la Turchia, la Russia, l’Ungheria, per tacer dell’Africa, siano tutti repubbliche.

Credo sia perché da noi desta sospetto il sistema dell’ereditarietà del titolo di Capo dello Stato e garante della Costituzione, a fronte di un cristallino sistema di selezione che prevede mesi di retroscena, articolate esegesi di mezze frasi, proposta di rinnovo automatico del titolare, esclusione del rinnovo automatico da parte dell’interessato, candidati prematuri presentati apposta per essere bruciati, ipotesi alternative patafisiche, qualche donna da tirare in ballo per far vedere che si è moderni, escursioni nel semipresidenzialismo di fatto, richiami alla lettera della Carta, nessun pretendente ufficiale, tutti pretendenti sottobanco, franchi tiratori a iosa, voti a Giancarlo Magalli, plauso unanime dell’emiciclo al carro del vincitore, polemiche sotterranee sull’imparzialità dell’eletto, e così via. In Italia quando dici che sei monarchico ti guardano tutti strano, tranne una volta ogni sette anni.

di Salvatore Sfrecola

( tratto da: www.unsognoitaliano.eu/2021/11/14/quirinale-allasta-e-torna-voglia-di-re/ )

Ricordo un mio amico inglese che, tra lo stupito e il divertito, osservava, dinanzi al televisore, il susseguirsi delle votazioni per la elezione del Presidente della Repubblica. A lui, fedele a The Queen, quel rituale sembrava strano. Era il 1971 e Giovanni Leone fu eletto alla ventitreesima votazione, due più di Giuseppe Saragat il suo predecessore.

Mancano quasi quattro mesi, ma già fervono le “riflessioni” tra politici, politologi e quirinalisti alla ricerca del candidato ideale. E insieme al mio amico inglese che si stupì nel 1971 altri si stupiscono oggi. Anzi, qualcuno si preoccupa immaginando una possibile scelta non gradita, quanto alla persona e alla ipotesi che dia vita ad una sorta di semipresidenzialismo “di fatto” in barba alla Costituzione. Ne ha parlato, tra gli altri, Giancarlo Giorgetti, che non è l’ultimo arrivato, perché incarna l’anima governativa della Lega. E così, come accade puntualmente ogni sette anni, qualcuno evoca la monarchia e immagina la differenza, se al Quirinale sedesse un Re anziché un politico.

Ne ha scritto su Il Foglio del 12 Antonio Gurrado (“Di fronte alla corsa per il Quirinale conviene rivalutare la monarchia”). Che esordisce rilevando come “In Italia quando dici che sei monarchico ti guardano tutti strano, nonostante che siano monarchie varie nazioni dalla storia grande almeno quanto la nostra, come Gran Bretagna e Spagna, ma anche l’Olanda, il Belgio, la modernissima Svezia, l’avveniristico Giappone; nonostante che in Europa i primi decisivi passi verso la democrazia siano stati mossi grazie all’evoluzione plurisecolare della monarchia; e nonostante che al mondo i principali Stati dittatoriali, paradittatoriali o illiberali, tipo la Cina, l’Iran, la Turchia, la Russia, l’Ungheria, per tacer dell’Africa, siano tutti repubbliche”.

Gurrado crede che tra gli italiani che non credono nella monarchia ciò sia perché “desta sospetto il sistema dell’ereditarietà del titolo di Capo dello Stato e garante della Costituzione, a fronte di un cristallino sistema di selezione che prevede mesi di retroscena, articolate esegesi di mezze frasi, proposta di rinnovo automatico del titolare, esclusione del rinnovo automatico da parte dell’interessato, candidati prematuri presentati apposta per essere bruciati, ipotesi alternative patafisiche, qualche donna da tirare in ballo per far vedere che si è moderni, escursioni nel semipresidenzialismo di fatto, richiami alla lettera della Carta, nessun pretendente ufficiale, tutti pretendenti sottobanco, franchi tiratori a iosa, voti a Giancarlo Magalli, plauso unanime dell’emiciclo al carro del vincitore, polemiche sotterranee sull’imparzialità dell’eletto, e così via”. E conclude, “in Italia quando dici che sei monarchico ti guardano tutti strano,tranne una volta ogni sette anni”.

Dunque, sarebbe, in realtà, la ereditarietà della Corona a disturbare, anzi a “destare sospetto”. Cosa che non accade in nessuno degli stati retti a monarchia, a cominciare dal Regno Unito, in onore al mio amico inglese, dove la Regina si dice porti due punti al PIL, come un brend che identifica una storia, una tradizione, un popolo. Che richiama turisti nell’isola o in Scozia, che visitano le residenze reali, che acquistano gagget con l’immagine della Sovrana e dello stemma dei Windsor.

In realtà c’è molto di più che attira, anche inconsapevolmente. Nel sistema politico costituzionale del Regno di Sua Maestà Elisabetta II la democrazia si è formata e consolidata proprio perché il Sovrano assicura la neutralità del vertice dello stato che garantisce ai cittadini, governino i Conservatori o i Laburisti, che non sono in discussione i principi della separazione dei poteri, cioè la democrazia liberale. Non a caso, infatti Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu ha formulato la teoria che lo ha reso famoso, consegnata ne L’esprit des lois,proprio osservando a Londra come fosse organizzato lo stato nella distinzione dei ruoli del governo, del parlamento e della magistratura e come il Re ne garantisse l’indipendenza e l’autonomia, proprio in ragione della sua estraneità alle scelte dei partiti che se il capo dello stato fosse eletto ne farebbero “uno di loro”.

È quel che mi dice Alessandro Sacchi, Avvocato cassazionista, Presidente dell’Unione Monarchica Italiana (U.M.I.). “Abbiamo presentato proprio venerdì scorso, durante un dibattito che si può vedere su You Tube, un libro di grande interesse, del Prof. Salvatore Aceto di Capriglia, ordinario di diritto privato comparato alla Parthenope di Napoli, che ha scritto de “Il regio potere arbitrale e clemenziale”, un piccolo volume ma prezioso, che offre una panoramica stimolante del ruolo super partes dei sovrani, lungo i secoli, a dimostrazione che il buon funzionamento delle istituzioni deriva dalla estraneità del vertice dello stato alla contesa dei partiti. Una condizione che, all’avvento degli ordinamenti liberali e democratici, ne ha consentito lo sviluppo proprio perché il cittadino, guardando al suo Re, sa che nessun partito, nessuna maggioranza potrà prevaricare e trasformare lo stato. Ne abbiamo esempi a iosa. In Germania il partito nazista si è impadronito dello stato, con le conseguenze che conosciamo. Cosa che non è potuta accadere in Italia in presenza del Re”. D’altra parte, aggiungo io, le monarchie rappresentano l’immagine viva della storia di un popolo che è diventato tale ed ha consolidato le istituzioni statali attraverso una serie di sovrani che ne hanno assicurato l’indipendenza nei confronti di vicini prepotenti. L’Italia è stata un esempio di questa evoluzione storica. Costretti a vivere per secoli sotto il tallone di francesi, spagnoli ed austriaci, i nativi del bel Paese hanno potuto riunirsi in uno stato quando un Re, appartenente alla più antica famiglia regnante dell’Europa, quella di Savoia, si è messo alla testa del moto risorgimentale e, coinvolgendo uomini di pensiero e di azione, anche repubblicani, come Garibaldi, ha saputo dar vita ad un Regno che ha restituito dignità agli italiani per secoli “calpesti/derisi”, come sentiamo dall’Inno nazionale. Ed è, quindi, plausibile che, almeno “ogni sette anni”, come ha scritto Gurrado, nel vedere le grandi manovre dei partiti per mandare “uno dei loro” al Quirinale qualcuno si scopre monarchico.

 

Sabato 6 novembre, nel pomeriggio, è stato celebrato a Palermo, presso il Centro Congressi Addaura, il Congresso Regionale dell’Associazione. L’aula affollata di delegati provenienti da tutta la Sicilia, convocati dal Presidente Regionale uscente, Prof. Avv. Michele Pivetti Gagliardi, dopo la lettura dei messaggi di saluto pervenuti, e su tutti il messaggio di S.A.R. il Principe Aimone, ha eletto presidente dell’assemblea il Presidente Nazionale Avv. Alessandro Sacchi. Molti, appassionati ed interessanti gli interventi. Al termine dei lavori congressuali, è stato eletto, per acclamazione, Presidente dell’Unione Monarchica Italiana -Regione Siciliana, il Dott. Stefano Papa, già Presidente dell’UMI di Catania. Al nuovo responsabile regionale dell’Associazione, i nostri affettuosi auguri  di buon lavoro.

IMG-20211108-WA0009.jpg

da sx. il Vicepresidente nazionale Avv. Michele Pivetti, il Presidente nazionale Avv. Alessandro Sacchi, il Presidente regione Sicilia Dott. Stefano Papa 

IMG-20211108-WA0037.jpg

Il conferimento della medaglia fedeltà d'argento al Cav. Franco d'Appolito e della medaglia di bronzo all'Avv. Michele Pivetti dal Presidente Nazionale Avv. Alessandro Sacchi

 IMG-20211108-WA0071.jpg

La sala