Parola di Re
L'UMI è istituita per raccogliere e guidare tutti i monarchici, senza esclusioni, al fine di ricomporre in sè quella concordia discors che è una delle ragioni d'essere della Monarchia e condizione di ogni progresso politico e sociale. Suo compito non è la partecipazione diretta alla lotta politica dei partiti, ma la affermazione e la difesa degli ideali supremi di Patria e libertà, che la mia casa rappresenta.
|
Morto Giuseppe Galasso, un gigante della storiografia italiana, mai di parte.
del Prof. Salvatore Sfrecola
“Ha corrisposto l’Italia unificata da Cavour a quelli che poterono essere i suoi propositi e le sue speranze? È nata l’Italia libera, moderna, progredita sulla linea dell’Europa più avanzata, che egli auspicava? Si è formato uno Stato efficiente, bene strutturato, equilibrato fra esigenze pubbliche e private, collettive e individuali, liberiste e sociali, forte ma giusto nell’ordine e nella giustizia?” Sono interrogativi centrali nella lunga prefazione di Giuseppe Galasso all’“Autoritratto” di Camillo Benso di Cavour (BUR 2010) nel quale lettere, diari, scritti e discorsi del grande statista sono presentati con straordinaria comprensione del contesto storico. Come per la definizione del perimetro istituzionale nel quale si muove il Conte, persuaso che lo Statuto Albertino racchiudesse “tutti i più grandi principii delle libere costituzioni”, in quanto “consacra fra noi tutti i diritti di cui godono tutte le nazioni più incivilite”, come scrisse il 10 marzo 1848 in un articolo per “Risorgimento”, all’indomani della promulgazione della Carta fondamentale del Regno.
Le risposte affermative alle domande iniziali che si è fatto sulla visione cavourriana del percorso risogimentale, scrive Galasso, “sarebbero poco credibili già in via di principio”. Ma “le risposte negative sarebbero, tuttavia, sicuramente errate”. Questo è Giuseppe Galasso, storico di raro equilibrio, per nulla condizionato dalle sue idee politiche. Sicché repubblicano, e in questa veste Consigliere comunale ed Assessore a Napoli e, poi, deputato al Parlamento per il Partito Repubblicano e Sottosegretario di Stato, ha sempre considerato un valore l’unità nazionale raggiunta nel Risorgimento sotto la guida di Casa Savoia. Per cui, ne scrive sul Corriere della Sera il 13 luglio 2015, gli “appare preoccupante il problema posto dall’antitalianismo borbonizzante. Sul piano culturale lo si può ritenere ben poco vitale e, comunque, destinato a essere superato (e anche omologato in quel tanto di fondato che può essere in esso). Sul piano politico, invece, alla sua incapacità di alimentare un filone politico specifico e consistente, corrisponde la sua forza erosiva e corrosiva dell’idea nazionale italiana, della quale il Mezzogiorno ha tanto partecipato e della quale, nonostante le apparenze, tuttora profondamente partecipa. E da ciò derivano un danno sicuro all’organismo nazionale italiano e un suo indebolimento in Europa, senza che si riesca in alcun modo a vedere che cosa ne venga di buono al Mezzogiorno.ai beni culturali e ambientali”.
Sottosegretario ai beni culturali e ambientali, a lui si deve la legge n. 431 del 1985 per la protezione del paesaggio (detta “legge Galasso”). Dal 1988 al 1991 fu Sottosegretario al ministero per l’Intervento Straordinario nel Mezzogiorno.
Un uomo del Sud, dunque, immerso nella cultura della sua terra, alimentata dalle istituzioni che l’hanno resa famosa, l’Istituto Italiano per gli Studi Storici, dove ha iniziato con una borsa di studio, e di cui sarebbe divenuto successivamente segretario, l’Università Federico II, nella quale è stato Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, e l’Istituto Suor Orsola Benincasa. Ovunque ha insegnato storia moderna. In precedenza nelle Università di Salerno e Cagliari.
Numerose le opere che lo hanno fatto conoscere. A cominciare da la Storia d’Europa, edita da Laterza. Numerose pubblicazioni hanno riguardato la storia dell’Italia meridionale. Qualche esempio: Mezzogiorno medievale e moderno; Dal Comune medievale all’Unità. Linee di storia meridionale; Napoli spagnola dopo Masaniello. Politica Cultura Società; Potere e istituzioni in Italia. Dalla caduta dell’Impero romano ad oggi; Il Mezzogiorno nella storia d’Italia. Lineamenti di storia meridionale e due momenti di storia regionale; L’Italia come problema storiografico; Storia del Regno di Napoli (1266-1860), 6 volumi; Italia nazione difficile. Contributo alla storia politica e culturale dell’Italia unita; L’Italia moderna e l’unità nazionale (con Luigi Mascilli Migliorini); L’Italia nuova. Per la storia del Risorgimento e dell’Italia unita, 7 volumi; Storia della storiografia italiana. Un profilo.
Crociano di formazione, del grande filosofo e storico di Pescasseroli ha curato la riedizione delle opere per la casa editrice Adelphi.
È stato Presidente della Società napoletana di storia patria
Insieme all’attività accademica e politica Galasso ha sviluppato un’intensa attività giornalistica collaborando con numerosi quotidiani e periodici nazionali, da Il Mattino al Corriere della Sera, La Stampa, L’Espresso. I suoi editoriali hanno sempre lasciato un segno nelle menti più attente, spesso affrontando i temi dell’unità nella diversità delle regioni d’Italia, come del resto aveva intuito Camillo di Cavour del quale ha ricordato che aveva scritto “l’Italia considerata come un solo paese”, nel 1847. Italiano, non piemontecentrico come qualcuno ha scritto, già in tempi di molto anteriori alla sua esperienza politica nel Regno di Sardegna.
Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte, Galasso ha ricevuto nel 2005 il “Premio speciale della Cultura” della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la sezione “Storia”.
Ce ne vorrebbero di più di storici come Giuseppe Galasso, mai piegato alle mode, mai “di parte”. Così un monarchico si può ritrovare nei suoi scritti.
Comunicato stampa per le elezioni politiche 2018.
L’Unione Monarchica Italiana,
nel prendere atto delle inconcludenti e fumose trattative intercorse con i rappresentanti dei soggetti politici in lizza per le elezioni del 4 marzo 2018;
riaffermando la vergognosa anomalia giuridica insita nell’Art. 139 della Costituzione - figlio di una stagione di calcoli e compromessi ben lungi dall’essere conclusa - e parimenti ribadendo che l’abrogazione del suddetto Articolo rimane un atto necessario alla pienezza della sovranità popolare, tanto sbandierata ma da nessuno applicata fino in fondo;
ritenendo che ciascuna generazione abbia il diritto di darsi le Istituzioni che ritiene, e nell’oggettiva impossibilità di trovare per proprie istanze libertarie un riscontro serio e credibile, al di là di sterili promesse verbali ai quali non seguono prese di posizione pubbliche e trasparenti, o di furbeschi ammiccamenti destinati ad essere puntualmente disattesi nella stagione del dopo-voto;
nel rispetto delle scelte che ciascuno ha il diritto di compiere liberamente, avendo quale ultimo arbitro la propria coscienza,
INVITA i propri iscritti e simpatizzanti a praticare l’astensione dal voto.
Nell’amarezza dell’ora presente facciamo nostre le parole ispirate del Grande Bardo Shakespeare: “Accada quel che deve accadere, i giorni cattivi passano come tutti gli altri”.
Il 5 marzo 2018 ci troverà ancora una volta al nostro posto con l’entusiasmo, la serietà, l’abnegazione che ci caratterizzano. Disponibili ancora e sempre - ma solo con chi vorrà crederci e metterci la faccia - a partecipare all’auspicato nuovo Risorgimento Nazionale.
Viva l’Italia!
Roma, 08.02.2018
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi
Il giorno della Memoria.
di Giuseppe Borgioli
Come ogni anno fiumi di parole e di discorsi ufficiali inondano la nostra cronaca.
Per lo più si tratta di commemorazioni d’ufficio, della stanca retorica, e le immagini a cui i nostri occhi si sono abituati.
Per non dimenticare nulla per rendere un concreto omaggio alla vera memoria, dobbiamo assumerci un impegno per il futuro.
L’impegno di rispettare e dare voce a qualsiasi minoranza, come era lo spirito dello Statuto Albertino, che soltanto ideologie, che non avevano nulla a che fare con la Monarchia e con la nostra Tradizione snaturarono e misero in disparte.
Chi si richiama alla Tradizione e al Re guarda al passato non come qualcosa di morto ma alla parte viva della nostra storia che ci aiuta ad affrontare le sfide del futuro.
Difronte ad episodi di violenza che ci lasciano sgomenti e perplessi che hanno occupato le pagine dei giornali, bisogna guardare alle radici di questi comportamenti per fare crescere nuove piante e nuova vita.
Affinché le parole non siano semplice celebrazione dobbiamo guardare ai problemi che ancora sono vivi e ci esortano a ricordare.
PASSIONE CIVILE.
Napoli è una città martoriata e cara al nostro cuore che ogni tanto viene alla ribalta della cronaca per fatti e misfatti che non fanno onore a questa generosa popolazione.
Si direbbe che – oltre ai governi – anche televisioni e giornali si accaniscono contro di lei, quasi fosse una sorta di tardiva vendetta per quello che ha rappresentato e rappresenta nella vita politica nazionale.
In questi giorni è la volta delle bende armate di ragazzi che si accoltellano fra di loro e colpiscono altri ragazzi inermi e estranei, senza alcuna apparente ragione.
Non è solo Napoli: Il fenomeno si ritrova nelle grandi città di tutto il mondo.
Nel caso di Napoli la sofferenza è maggiore perché coinvolge ragazzi e giovani che la mancanza di scuola e di lavoro, in altre parole la mancanza di futuro, getta sulla strada, costretti a inventarsi un orrendo surrogato della passione civile che non c’e’.
Passione civile che non mancava a quei giovani napoletani che l’11 giugno del 1946 furono uccisi in Via Medina, ricordiamoli: Isa Cavalieri, Vincenzo Di Guida, Michele Pappalardo, Francesco D’Azzo, Guido Beninato, Felice Chirico, Mario Fioretti. La loro passione civile era il Re e l’ingiustizia patita del referendum.
Non mi risulta ( ma sarei felice di essere smentito) che nessuna autorità ufficiale repubblicana, se pur in nome della tanto sbandierata riconciliazione, abbia riconosciuto il significato morale e civila di questi morti.
Anche questa pagina fa parte delle storia e della vita di Napoli.