Parola di Re
L'UMI è istituita per raccogliere e guidare tutti i monarchici, senza esclusioni, al fine di ricomporre in sè quella concordia discors che è una delle ragioni d'essere della Monarchia e condizione di ogni progresso politico e sociale. Suo compito non è la partecipazione diretta alla lotta politica dei partiti, ma la affermazione e la difesa degli ideali supremi di Patria e libertà, che la mia casa rappresenta.
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L'opinione di Giuseppe Borgioli
L’ESERCITO DEI NOMINATI
di Giiuseppe Borgioli
Quante le nomine pubbliche che sono all’ordine del giorno del governo? Le cifre sono le più disparate, 400 o 4000, Nessuno probabilmente conosce con esattezza questo calcolo. L’esercito dei nuovi mandarini, tutti rigorosamente nominati dall’esecutivo, cioè dai partiti che valutano i curricula politici dei candidati. Come facilmente comprensibile il requisito fondamentale è la fedeltà al partito o al capo corrente. La facilità con cui si costruiscono i curricula professionali (Giuseppe Conte docet) libera le mani (e le coscienze) di coloro che dovranno decidere. Ci sono partiti che hanno teorizzato l’incompetenza in nome della democrazia e i risultati sono sotto i nostri occhi. L’esercito dei futuri nominati scalpita e costituisce una delle ragioni forti della sopravvivenza del governo. Quello che chiamiamo il potere in fin dei conti è questo: il potere delle nomine che alimentano le clientele politiche, Altro che voto di scambio! La piramide è costruita così: al vertice ci sono i partiti con le loro collaudate clientele, alla base i destinatari vittime di questa oligarchia come di tutte le oligarchie. Almeno nell’antica repubblica di Venezia gli elenchi degli oligarchi erano pubblici. Nello spoil system americano ciascuno che abbia contribuito alla campagna presidenziale può avanzare delle richieste che l’esecutivo poi valuta. Come sempre il sistema americano è meno ipocrita. Da noi l’operazione avviene nella semi oscurità di qualche ufficio di Palazzo Chigi con la fila dei questuanti fuori dalla porta. Lo sanno tutti che un sigaro, un diciotto all’università e una vice presidenza in uno dei tanti enti pubblici non si nega a nessuno. Quanti sono gli enti pubblici controllati dal governo? Un tempo, sembra la preistoria, si tento di contarli con scarso risultato. Quanti ne sono stati soppressi e quanti ne sono rinati? E allora avanti con l’esercito indomito dei nominati che ci insegnano a vivere e sopravvivere nella quotidiana battaglia della politica.
Il Ricordo non condiviso
L’ANPI per il Giorno del Ricordo promuove un seminario dal titolo: "Il fascismo di confine e il dramma delle foibe”. Che cosa centra con l’esodo e la pulizia etnica?
di Massimo Nardi
( tratto dal sito www.dabicesidice.it)
La notizia è stata data da Rete 4 giovedì 6 febbraio, ma già da qualche giorno avevo letto il comunicato stampa firmato da Alessandro Sacchi, presidente dell’Unione Monarchica Italiana (la più antica associazione monarchica) che è importante riportare in alcune parti, perché l’informazione è dare voce a tutti, piccoli, grandi e diversi altrimenti non c’è rispetto delle regole: - Apprendiamo da organi d’informazione che l'ANPI per voce del suo rappresentante, il sig. Pagliarulo, durante un convegno per ricordare il "dramma" delle Foibe, non avrebbe invitato gli esuli perché "non potevamo affrontare tutto" parole sue. La domanda sorge spontanea dunque: se non invita gli esuli e quindi le vittime di quello che non fu un dramma ma un vero e proprio crimine contro l'umanità da parte dei comunisti di Tito… chi mai dovrebbe invitare a giovamento di testimonianze autentiche? L'aggravante è che tutto ciò si svolga presso una struttura del Senato della Repubblica, pagata da tutti i cittadini, anche da quelli non invitati, anche dagli esuli -.
Che cosa dire o aggiungere a quanto sopra letto? Solo alcune considerazioni. Fin dalla sua nascita, l’ANPI (5 aprile 1945) ha avuto dei grossi problemi a fare i conti con il proprio passato. Già nel primo congresso nazionale, indetto a Roma nel 1947, fra le varie componenti emersero divergenze su questioni di politica interna ed estera, che comportarono la fuoriuscita nel ‘48 e nel ‘49 di molti esponenti di formazioni che fecero la resistenza. Democristiani, liberali, azionisti e monarchici presero strade diverse. Inutile che ci stiamo a nascondere dietro il politicamente corretto: varie sono le motivazioni ma storicamente si riducono a due. La resistenza è a esclusivo appannaggio comunista e i cattivi stavano solo da una parte. Tuttavia, ormai, sono anni che escono libri sul buco nero di quello che successe dopo il 25 aprile 1945 e della mattanza che ne seguì. S’iniziò con i libri di Giorgio Pisanò, ma era facile contestarlo perché era uno di quelli che andò Salò. Poi, arrivò un altro scrittore: Gian Paolo Pansa, cui era difficile appioppare la patente di revisionista repubblichino. In mezzo, tanti altri autori e ricercatori che hanno svolto un buon lavoro, denunciando le atrocità commesse dai partigiani, riconducibili al PCI dell’epoca, contro persone spesso innocenti a partire da quelle vissute nel Triangolo della morte qui in Emilia. Ora, salvo sporadici casi, ma quasi tutti a livello personale, l’ANPI non ha mai fatto un mea culpa su quanto denunciato. Di conseguenza, cosa c’è da sperare che esca da un seminario dal titolo (leggo dal loro sito web) "Il fascismo di confine e il dramma delle foibe". Il nulla! Perciò, è meglio fare quattro passi e andare da Giolitti a prendere un gelato. Come il gelo che dovrebbe calare su chi tende a confondere il ricordo di quello che fu un vero e proprio tentativo di genocidio, che poi non ci fu, poiché gli italiani di quelle zone di confine lasciarono la loro terra per salvare la pelle. Questa è la verità.
F.M.G.: Amedeo Di Maio è il Commissario Nazionale
Il Presidente Nazionale dell'U.M.I., Avv. Alessandro Sacchi, ha nominato Amedeo Di Maio, napoletano, diciannovenne, studente in Medicina e Chirurgia, Commissario Nazionale del Fronte Monarchico Giovanile. Ad Amedeo Di Maio, i migliori auguri di buon lavoro dall'Unione Monarchica Italiana.
Amedeo Di Maio
Comunicato stampa del 7 febbraio 2020
Sempre più urgente una riforma della Giustizia penale
Il dibattito sulla prescrizione nei processi penali, che vede garantisti e giustizialisti spesso contendere con argomentazioni di scarso significato tecnico-scientifico, rende palese ogni giorno di più l’assoluta inadeguatezza culturale della classe politica al governo rispetto ad un tema, come quello della Giustizia, fondamentale in uno Stato di diritto, in una democrazia liberale, che da sempre ispira l’azione dei monarchici italiani.
È evidente, infatti, che la prima e più urgente delle riforme in tema di Giustizia deve essere assicurata da una effettiva semplificazione del processo penale, in modo da rendere certi i tempi delle decisioni dei giudici ed il riconoscimento dei diritti delle persone vittime dei reati secondo le regole della “ragionevole durata del processo”.
Per ottenere questo risultato l’Unione Monarchica Italiana ricorda alle forze politiche che occorre prevedere un ampio ricorso alla informatizzazione di tutti gli adempimenti del processo e contestualmente dotare gli uffici giudiziari di mezzi e di personale in modo da far fronte ad un contenzioso che, in ogni caso, è necessario ridurre drasticamente, che attraverso mirate depenalizzazioni, con pene alternative, effettivamente adottate e controllate, che siano capaci di un reale effetto dissuasivo.
Impunità e giustizia negata costituiscono, secondo i monarchici italiani, una lesione gravissima dei diritti dello Stato e dei cittadini fonte di malcontento dagli esiti mai scontati.
Roma,07.02.2020
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi