Parola di Re
L'UMI è istituita per raccogliere e guidare tutti i monarchici, senza esclusioni, al fine di ricomporre in sè quella concordia discors che è una delle ragioni d'essere della Monarchia e condizione di ogni progresso politico e sociale. Suo compito non è la partecipazione diretta alla lotta politica dei partiti, ma la affermazione e la difesa degli ideali supremi di Patria e libertà, che la mia casa rappresenta.
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In ricordo di Antonio Galano
di Salvatore Sfrecola
( da www.unsognoitaliano.it)
Ciao Antonio, amico da anni lontani, nei quali pensiero e azione ci hanno accomunato, tanto ci piaceva discutere e approfondire, fare ipotesi ed attuare iniziative, guardare lontano, forse, a volte, sognare.
Ti daremo un saluto non formale domattina, nella Chiesa di San Pio X alla Balduina a poche decine di metri dalla tua abitazione, in quel viale delle Medaglie d’oro, arteria centrale di un quartiere che ricorda eroi e martiri, italiani che hanno servito con onore la Patria, spesso con sacrificio della vita. Da Luigi Rizzo, l’intrepido comandante del Mas che ha violato la munitissima base austriaca di Buccari, ad Ugo de Carolis, il Maggiore dei Carabinieri impegnato a Roma contro i tedeschi invasori insieme al Colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo. Entrambi catturati dalla Gestapo finirono alle Fosse Ardeatine dopo essere passati per la prigione di via Tasso.
Le avevi illustrate più volte con dovizia di riferimenti le gesta di questi soldati. Ricordo, in particolare la tua conferenza al Circolo Rex. Avevi condotto una ricerca approfondita, sicché alcuni nomi che per molti di noi indicano solo vie e piazze hanno assunto attraverso le tue parole le dimensioni autentiche di personalità forti, decise a tenere alto il vessillo della Patria che per i militari era anche fedeltà al giuramento prestato al Re. Personalità diverse, esperienze diverse, ma di tutti ricordavi l’impegno condotto senza timore per la propria persona, convinti che quello di prendere le armi contro l’invasore per riscattare l’onore dell’Italia fosse un dovere da compiere a qualunque costo.
Ci eravamo sentiti e visti ancora di recente. Mi avevi detto nei giorni scorsi “vieni a trovarmi”. Non ho avuto il tempo e adesso me ne rammarico. Eri stato discreto, come sempre, sulla tua salute. Non avevo capito, non pensavo che ci avresti abbandonato così presto.
Alla notizia ho pianto. Avevo trattenuto le lacrime in altre occasioni, anche familiari. Ma ieri non sono riuscito. È stato un pianto silenzioso. Ed ho ripercorso gli anni, i tanti anni della nostra militanza nel Fronte Monarchico Giovanile, a via Rasella, in quel Palazzo Tittoni dove abbiamo imparato a sperimentare la difficile politica monarchica in tempo di repubblica, guidati da quel “l’Italia prima di tutto” che ci aveva lasciato Re Umberto II, che andammo a salutare a Beaulieu sur mer. Avevamo viaggiato tutta la notte in treno, senza dormire, solo parlando di politica.
Qualcuno di noi era attratto dall’impegno nei partiti. Liberali entrambi, ma tu impegnato direttamente, sentivamo il fascino del Risorgimento delle libertà, di quel periodo di vigorosa aspirazione all’unità di quanti, provenendo da ogni angolo d’Italia, mettevano a disposizione di quell’ideale, invano perseguito lungo i secoli, le intelligenze della migliore gioventù. Tutti volevano che gli italiani “calpesti/desiri”, perché “non siam popolo perché siam divisi”, si ritrovassero in un unico Stato, che fu possibile solo grazie all’impegno coraggioso dei Sovrani di Casa Savoia che osarono contro l’Imperial Regio Governo e la sua potenza militare. Un faro nell’Italia dai sette staterelli che perfino il campione dei repubblicani, Giuseppe Mazzini, identificò pubblicamente in una celebre lettera a Vittorio Emanuele II come unica speranza d’Italia. Di questo parlavamo, impegnati tuttavia ad attualizzare il messaggio che ci proveniva da quegli uomini, un messaggio di speranza anche per oggi, un tempo nel quale ricerchiamo la nostra identità di italiani e di europei per sopravvivere alla fine delle ideologie che spesso ha travolto anche le idee che hanno alimentato la filosofia politica.
Quante battaglie nell’ambito del Fronte Monarchico Giovanile e dell’Unione Monarchica Italiana, quando mettevamo a confronto esperienze ed aspirazioni, diverse secondo l’indole, la formazione professionale, gli studi condotti. Eravamo tanti ed impegnati in vario modo. Vorrei fare qualche nome ma sono certo che ne dimenticherei qualcuno, non per mancanza del ricordo ma perché la mente vaga tra immagini in bianco e nero ed a colori che fanno emergere volti che si ricorrono, amici ed amiche dei quali sento la voce, percepisco l’accento della regione di provenienza, battute che sono rimaste nel mio patrimonio di esperienze umane straordinarie.
Poi, passato il tempo dell’impegno giovanile il lavoro ci ha costretto a diradare gli incontri, ma ogni occasione era propizia per ritornare sulle nostre idee che continuavano ad essere oggetto di riflessione mentre l’Italia si avviava, da una repubblica all’altra, a perdere il senso della sua storia, volutamente lasciata da parte, non solamente nel dibattito politico ma anche nella scuola, perché i giovani non sapessero che uomini illustri avevano sacrificato la loro vita personale e professionale per dedicare le migliori energie all’interesse nazionale, perché passasse la versione dell’italiano arruffone, che approfitta di quanto può e come può, soprattutto se svolge una funzione pubblica, per cui troppo spesso gente senza arte né parte oggi può aspirare a ricoprire compiti parlamentari e di governo e ad arricchirsi quando un tempo chi svolgeva un ruolo pubblico inevitabilmente sacrificava patrimonio e professione per servire lo Stato, per indossare “la giubba del Re”, come titola un libro famoso sulla corruzione scritto da Piercamillo Davigo, per ricordare come nel suo paese fosse un onore servire lo Stato.
Abbiamo seguito questo degrado, caro Antonio, e ne abbiamo parlato più volte negli ultimi anni nella speranza di poter contribuire in qualche modo alla rinascita di questo nostro Paese. Non ci siamo mai scoraggiati ed anche di recente ci eravamo ripromessi di discuterne. Non ce l’abbiamo fatta. Ma non disperiamo neppure questa volta. Continuerò fingendo che tu sia accanto a me ad aiutarmi a riflettere e ad operare per la Patria nostra amatissima.
Ciao Antonio, amico mio.
Salvatore
21 giugno 2019
Dott. Antonio Galano
L'opinione di Giuseppe Borgioli
Quis custodet ipsos custodtes?
di Giuseppe Borgioli
La crisi che attanaglia la magistrature, in particolare il Consiglio Superiore il cosiddetto organo di autogoverno, non è una crisi come tante nella repubblica ma la crisi della repubblica. Non era mai accaduto che magistrati insieme a politici complottassero (discutessero) per decidere le carriere nelle procure e negli uffici giudiziari.
Lasciamo perdere i dettagli inquietanti dei luoghi e degli orari di queste riunioni di lavoro che di fatto espropriavano gli organi costituzionali delle loro prerogative.
Rimane il fatto gravissimo che inquieta più della crisi economica e finanziaria perché dalla crisi si può uscire con il lavoro e l‘impegno di tutti. Ma se manca il senso dello stato, specialmente nelle classi dirigenti, vuol dire ci attendono tempi bui.
La memoria mi riporta indietro a un magistrato toscano (non fu l’unico) che dopo l’esito contestato del referendum si dimise dal suo ruolo; scrisse semplicemente che avendo servito il Re come procuratore non intendeva servire la repubblica allo stesso titolo.
Re Umberto lo redarguì ricordandogli che Lui aveva sciolto tutti dal giuramento di fedeltà e che aveva chiesto a magistrati e militari di servire la repubblica con la stessa lealtà con cui aveva no servito la monarchia. Inoltre, sotto il Re o in repubblica si serve la giustizia. Non è la stessa cosa.
Questi erano gli uomini di allora che servivano le istituzioni di allora.; Sarebbe sbagliato derubricare l’accaduto come una storia banale di potere, di meschino carrierismo imputabile a qualche mela marcia.
Il vero problema è il nodo dell’autogoverno. Come può un corpo autonomo a cui deleghiamo le decisioni sulla nostra libertà e sui nostri interessi gestirsi senza la forza simbolica di un Re super partes. Il rischio è che cada ostaggio dei partiti. Abbiamo già le avvisaglie di questa sudditanza nell’azione delle correnti del consiglio superiore che richiamano i partiti. Un sistema costituzionale non sta in piedi senza simboli che siano al fi sopra del mero esercizio del potere.
Altrimenti i corpi autonomi diventano estranei e danno vita a conflitti che minano l’unità dello stato e in questo caso l’idea e la pratica di giustizia.
Per la cronaca che l’episodio riguarda (casualmente?) il Partito Democratico che aveva dei suoi uomini nelle riunioni clandestine. Uno di questo Luca Lotti (che è indagato i dalla stessa procura di Roma) nelle intercettazioni vantava liason personali con il Quirinale. La smentita à stata timida, quasi burocratica e il neo segretario del PD Zingaretti è stato altrettanto timido nel condannare o meglio nel commentare il comportamento dei suoi uomini coinvolti da protagonisti in questa vicenda.
Cuorgnè (TO) sabato 15 giugno 2019 : “Sovranità e Repubblica: prospettiva Monarchica”
Il Convegno, organizzato dall’U.M.I. Club di Torino e precisamente dagli iscritti del luogo, ha avuto luogo presso l’ex chiesa della SS Trinità in Cuorgnè (TO), spazio adibito dal locale Comune, quale aula polifunzionale, nel cuore del centro storico della città. L’evento ha destato attenzione, con una discreta partecipazione di pubblico. Il relatore, Presidente provinciale dell’U.M.I., Gen. B. (aus.) Roberto Lopez, ha messo in evidenza le criticità repubblicane in relazione al concetto di Sovranità, concetto cardine per l’esistenza di uno Stato, evidenziando di contro, i punti di forza della Monarchia nel presiedere questo esistenziale aspetto, soprattutto grazie alla figura garante e “super partes” del Monarca. Grazie al principale organizzatore e iscritto di Cuorgnè: Mauro Castagna, l’evento è stato seguito da un momento conviviale che ha contribuito all’amalgama del gruppo e completato il successo dell’evento.
L'intervento del Gen. Roberto Lopez, Presidente Provinciale dell'U.M.I. di Torino