Parola di Re
L'UMI è istituita per raccogliere e guidare tutti i monarchici, senza esclusioni, al fine di ricomporre in sè quella concordia discors che è una delle ragioni d'essere della Monarchia e condizione di ogni progresso politico e sociale. Suo compito non è la partecipazione diretta alla lotta politica dei partiti, ma la affermazione e la difesa degli ideali supremi di Patria e libertà, che la mia casa rappresenta.
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Comunicato stampa del 15 aprile 2019
La destabilizzazione della Libia, con la quale l’Italia vanta antichi rapporti culturali ed economici, preoccupa fortemente l’Unione Monarchica Italiana, anche nel timore che la crisi politica, della quale non si intravede una soluzione, possa favorire un massiccio esodo di disperati verso le nostre coste, difficile da governare. Si tratta di una situazione internazionale alla quale concorrono, non solamente la Francia, con i suoi noti interessi economici nel settore energetico, da sempre spregiudicatamente perseguiti, ma anche altre potenze che sulle coste del nord Africa sembra intendano misurare la propria capacità d’influenza politica ed economica. Secondo l’Unione Monarchica Italiana la drammatica situazione libica denuncia, altresì, ancora una volta, oltre agli errori dei governi italiani che si sono dimostrati incapaci di individuare affidabili interlocutori politici in quel paese, l’assoluta irrilevanza dell’Unione Europea, senza una politica estera ed una adeguata forza militare che ne facciano un attore autorevole nello scacchiere internazionale.
In vista del rinnovo del Parlamento Europeo l’Unione Monarchica Italiana invita, pertanto, i monarchici elettori nei vari partiti a dare la loro preferenza a candidati che abbiano una rinnovata visione del ruolo dell’Unione Europea quale soggetto politico adeguato alla sua storia ed all’importanza politica ed economica degli stati membri, e quindi fattore di equilibrio internazionale e di benessere per i cittadini del Continente.
Roma,15.04.2019
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi
Comunicato stampa del 13 aprile 2019
Il sondaggio dell’Unione Sarda, che chiede di conoscere l’opinione dei lettori sull’ipotesi di cambiare nome a Largo Carlo Felice, Re di Sardegna e Duca di Savoia, per intitolarlo ad una, non meglio individuata, donna sarda “meritevole”, dimostra negazione della storia e, pertanto, della identità di un popolo. L’Unione Monarchica Italiana, che già in altra occasione ha condannato modifiche nella toponomastica dirette a cancellare pezzi di storia della Nazione o di una regione, ritiene che, ove accolto, il cambio di denominazione costituirebbe una gravissima lesione della storia della Sardegna che si è sviluppata lungo secoli con espressione di altissimi valori identitari, civili e spirituali, che vanno conservati indipendentemente dalle attuali idee politiche di ciascuno.
In proposito l’Unione Monarchica ricorda a tutti che le città e i borghi d’Italia recano ovunque strade e piazze intitolate a Giuseppe Mazzini. E questo è avvenuto sotto il Regno d’Italia.
Roma,13.04.2019
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi
Intervista esclusiva a S.A.R. il Principe Aimone
S.A.R.il Principe Aimone di Savoia con i Principi Umberto, Aimone e Isabella
1 – Altezza Reale, la Sua recente visita a Torino con la Sua Famiglia ha destato un notevole interesse nei media! Come hanno reagito le LL.AA.RR. Umberto, Amedeo e Isabella, immersi nella storia della Casa?
E’ stata una bellissima visita, organizzata molto bene dalla nostra amica Giorgia Zerboni, assieme a Fabrizio Servente, iniziata a Palazzo Reale, continuata a Palazzo Madama e finita al Museo Egizio.
Sono rimasto molto stupito del livello di attenzione che i miei figli hanno mostrato per tutta la visita, forse sentivano la pressione da parte mia, avendogli spiegato quanto era importante per loro e per me, ma direi un successo da ripetere!!
2 – Altezza Reale, grande scalpore in tutti noi ha suscitato l’intervista apparsa sul Corriere della Sera di lunedì 1° Aprile. Allora, la Monarchia non tornerà più? .... o voleva essere un pesce d’Aprile?
Premetto che l’intervistatrice, Enrica Roddolo, ha nell’insieme delle domande riportato il mio pensiero molto bene, in realtà abbiamo parlato a lungo quindi la sintesi del “mai” è frutto di un fraintendimento, mi spiego meglio. Il mio ragionamento partiva dalle priorità che Casa Savoia oggi si deve dare, tra queste non c’è il ritorno della Monarchia, bensì quella di rimettere la nostra Casa nel posto che le spetta nella storia d’Italia.
È importante poter parlare, ad esempio, serenamente di quello che è successo negli anni 1943- 1946 con il Luogotenente del Regno e poi Re Umberto che di fatto sacrifica se stesso e gli interessi della Sua Casa per l’ideale Italiano.
Sono abituato a pensare stabilendo priorità raggiungibili. Oggi nella costituzione del nostro Paese c’è un articolo, il 139, che non consente una scelta istituzionale.
Finché non si supera questa norma illiberale, è inutile porsi obiettivi che non sono realistici, mentre quello della dignità e della ricollocazione di Casa Savoia al suo posto di diritto nella Storia è invece un obiettivo strategico e prioritario che può generare i presupposti per poter pensare in futuro ad obiettivi più ambiziosi.
Inoltre, finche’ il mondo Monarchico vivrà frastagliato in molte piccole sigle, distoniche e spesso contrastanti, non è nemmeno immaginabile creare un movimento, che non deve essere politico, ma di opinione pubblica, funzionale agli obiettivi.
Perciò confermo di aver detto che ad oggi la Monarchia non torna. Non abbiamo i presupposti e il supporto della società civile per avviare un processo simile.
Detto questo, ribadisco l’ottimo lavoro della giornalista Enrica Roddolo, trovo l’articolo totalmente corrispondente allo scopo che mi sto dando e sono felice che una testata così prestigiosa come il Corriere della Sera gli abbia dato tanto rilievo!
Spero che questo chiarimento possa placare lo “scalpore” causato, come detto, da un fraintendimento comprensibile in una così lunga intervista e confido di trovare, come sempre, nella gloriosa UMI comuni obiettivi, così da poter guardare con fiducia a tempi migliori!
Chiudo dicendo che la speranza è l’ultima a morire...
3 – Altezza Reale, la prestigiosa ed esaltante vita professionale tiene Vostra Altezza da molto tempo lontano dal suolo patrio. Possiamo sperare in un prossimo rientro? Sarebbe un grande beneficio per i nostri ideali e sicuramente anche per il perseguimento degli obiettivi da Vostra Altezza testé espressi.
Riprendo la chiusura alla domanda precedente: la speranza è l’ultima a morire!Scherzi a parte, spero di si. Sono in Russia ormai da 25 anni, con una breve pausa in Italia ed una altrettanto breve in Svezia, per cui il mio desiderio di tornare è forte. Devo “solo” farlo combaciare con gli interessi dell’azienda per cui lavoro e valutare che non sia a detrimento del lavoro fatto fino ad oggi, che non è semplice, ma ribadisco che è un mio fermo desiderio!
L'opinione di Giuseppe Borgioli
Quando l’Italia era tagliata in due
di Giuseppe Borgioli
Non so se sia stato il più grande scrittore italiano del novecento, certamente e’ stato il più letto e tradotto nel mondo, il più amato e odiato in Italia. E’ stato uno straordinario narratore che ha insegnato a scrivere a giovani generazioni di italiani.
Giovanni Guareschi ha dato vita con la scrittura a personaggi che descrivevano fedelmente l’Italia di allora: tagliata in due dalle ideologie che annebbiavano le menti ma unita nello sforzo della ricostruzione.
Nel “mondo piccolo” di Guareschi, nella rivalità irriducibile di Peppone e Don Camillo (altro che il compromesso storico che abbiamo conosciuto più tardi!), nella loro comune condivisione dei valori di fondo della società: la famiglia, l’amor di patria, il lavoro, la religione. Non c’era Stalin che potesse turbare questo modo di pensare e di vivere. Peppone e Don Camillo ricordavano un’altra rivalità , quella ciclistica fra Coppi e Bartali che sul Tourmalet si passavano la borraccia.
La vicenda di Giovanni Guareschi fu straordinaria anche sul piano civile. Era fedele al Re . La medaglietta con l’immagine di Vittorio Emanuele III l’ aveva salvato negli anni del campo di lavoro trascorsi in Germania Quella medaglietta non era null’altro che un simbolo che teneva compagnia a Guareschi e lo induceva a sperare in giorni migliori.
Ho conosciuto compagni di prigionia di Guareschi , che non la pensavano come lui, ma furono ammirati dal suo comportamento stoico.
Come alcuni ricordano Giovanni Guareschi tornò in prigione, nella carceri di San Francesco a Parma per una brutta vicenda che non fa onore a quei magistrati e a quei politici fondatori della repubblica.
Giovanni Guareschi, come scrisse, raccolse le sue cose nel vecchio zaino del campo di prigione e rimase dignitosamente in carcere senza sconti di pena senza che nessuno sentisse il dovere di graziarlo. Verosimilmente Guareschi volle cosi’, essere trattato come gli altri carcerati, come era stato nel campo di lavoro.
Ora l’Italia repubblicana non è più tagliata in due: il “mondo piccolo” celebrato da Guareschi si è dissolto. L’Italia di oggi è frantumata, spezzettata , atomizzata in tanti egoismi, in tante piccole rivalità di quartiere. Solo il Re – forse- potrebbe compiere il miracolo di tenerla unita.