Parola di Re
L'UMI è istituita per raccogliere e guidare tutti i monarchici, senza esclusioni, al fine di ricomporre in sè quella concordia discors che è una delle ragioni d'essere della Monarchia e condizione di ogni progresso politico e sociale. Suo compito non è la partecipazione diretta alla lotta politica dei partiti, ma la affermazione e la difesa degli ideali supremi di Patria e libertà, che la mia casa rappresenta.
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Comunicato stampa del 15 gennaio 2021
Crisi di Governo e crisi di sistema
La crisi del governo Conte 2, dopo la defezione di Italia Viva, presenta le caratteristiche evidenti di una gravissima crisi di sistema. Il Premier, infatti, è costretto alla disperata ricerca del voto di transfughi da vari partiti, eufemisticamente definiti “costruttori”, nel tentativo estremo di evitare lo scioglimento delle Camere. Il ricorso alle urne, ricorda l’Unione Monarchica Italiana, che in ogni democrazia parlamentare consegue all’accertata mancanza di una maggioranza di governo omogenea, è impedita in Italia dall’imminente scadenza del mandato del Presidente della Repubblica e quindi dal timore che possa cambiare, come prevedono i sondaggi, la maggioranza che ha eletto l’attuale Presidente e che vuole eleggere il suo successore. La nostra, osservano i monarchici, è, dunque, una democrazia bloccata che ancora una volta dimostra la superiorità democratica dell’istituzione monarchica che sottrae il Capo dello Stato al condizionamento dei partiti.
Roma.15.01.2021
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi
L'opinione di Giuseppe Borgioli
A DEMOCRAZIA E IL GALATEO
di Giuseppe Borgioli
Quello che è accaduto negli Stati Uniti lascia molti osservatori sbigottiti. We are the people è il preambolo della costituzione americana che i promotori di Filadelfia hanno fatto proprio e su cui hanno costruito la loro IDENTITA'. Quella americana non è mai stata una rivoluzione. Al contrario della successiva francese ha assunto i caratteri di una ribellione verso gli occupanti inglesi. Si sa che i coloni erano orientati a mantenere la forma monarchica dello stato e offrirono la corona allo stesso Washington che la rifiutò. Ma gli Stati Uniti non divennero una repubblica. Rimasero a metà strada, una monarchia elettiva, dopo quattro anni di mandato rinnovabili il presidente si comportava come monarca assoluto, nominava e ritirava i ministri, eleggeva gli alti gradi militari, i capi delle agenzie di sicurezza, della Corte Suprema quando era in scadenza. Non poteva sciogliere il Parlamenti, Congresso e Senato, che restavano un piatto della bilancia istituzionale. L'istituto anomalo dell’impeachment consentiva al Parlamento di mettere sotto accusa il presidente che era soggetto anche a misure di allontanamento in circostanze eccezionale. Ecco perché il presidente francese Charles De Gaulle rimase sbalordito dai poteri che aveva il suo collega Americano. Però nessuno si azzardava a definire gli Stati Uniti una repubblica presidenziale. Questo quadro era riempito dal federalismo e dalla autonomia veramente ampia dei singoli stati che conservavano la loro bandiera e vantavano margini di autogoverno notevoli da fare invidia allo stato federale. Ex pluriuso unum è il motto del federalismo Americano che ha sinora bilanciato i poteri. Questa architettura è andata avanti cosi cementata dalle guerre civili e dalla politica che qualche volta sottolineava il ruolo centrale presidenziale e dall’altro quello del Congresso. Il bilanciamento dei poteri rendeva questa costruzione più pragmatica che dogmatica, coi risultati di cui abbiamo beneficiato per più di settanta anni. I partiti si adattavano a questa morfologia. Repubblicani e democratici erano comitati elettorali che si risvegliavano sotto le elezioni al sostegno dei candidati. La stessa economia lasciava mano libera al mercato e tutto procedeva per il meglio Un impero economico e militare, solido nelle relazioni internazionali tenuto insieme interno dalla figura più meno carismatica del presidente. Il ciclone Donald Trump ha spezzato questo idillio con le conseguenze che è difficile prevedere. La geopolitica è cambiata. Non è rimasto nulla si certo. Per i politici di casa nostra tutto era più semplice ai tempi della guerra fredda. Bastava la benedizione d Washington e le alleanze si rimettevano a posto. Le relazioni internazionali erano sostituite da una saggia manutenzione dalla realtà collaudata. Oggi ciascuno dovrà ritrovare la propria strada. Non basteranno i buoni uffici di oltreoceano. Sotto questo aspetto Donald Trump ha chiuso una fase. A poco serviranno gli stratagemmi di rigettare Trump ai margini degli eventi. Il trumpismo rispunterà. E pensare che taluno era convinto che con il crollo del muro di Berlino sarebbe finita la storia. La storia ha ancora da cominciare.
Comunicato stampa del 7 gennaio 2021
L’esasperata contrapposizione tra le forze politiche che caratterizza da sempre la campagna elettorale per le presidenziali negli Stati Uniti, aggravata dai dubbi sulla regolarità delle votazioni per posta, hanno favorito i disordini di ieri dinanzi al Campidoglio di Washington, rivelati dal web ben oltre i servizi televisivi di maniera. L’Unione Monarchica Italiana ne trae l’occasione per segnalare come nelle democrazie parlamentari europee a regime monarchico la figura del Capo dello Stato, sottratta ai condizionamenti dei partiti, sia effettivamente un custode indipendente della Costituzione ed un garante delle libertà.
Roma,07.01.2021
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi
L'opinione di Giuseppe Borgioli
IL PASSO DEL FUNAMBOLO
di Giuseppe Borgioli
Avete mai osservato l'esibizione di un funambolo su un filo teso ai lati di una piazza. C’è qualcosa di inafferrabile nella sicurezza di quel passo calato nel vuoto. Esercizio, perizia, maestria? Il funambolo appare come appartenere al cielo, a un’altra umanità, ad una altra visione del mondo e della vita. Si direbbe che il funambolo abbia poco da spartire con la gente di laggiù che ha i piedi ben piantati in terra e guarda il cielo con ammirazione e trasporto. Il passo del funambolo è incredibilmente sicuro. L’ha osservato uno scrittore sensibile della nuova generazione. Il funambolo è come perennemente sospeso fra cielo e terra quasi come una creatura di lassù in confidenza col cielo o un animale di quaggiù fisicamente sospeso dalle leggi della gravità. Questa apertura quasi poetica per osservare a inizio dell’anno nuovo che anche le istituzioni politiche hanno un’anima. Quando coi sistemi che ben conosciamo si passò dalla monarchia alla repubblica, molti avvertirono un cambio di passo che non era scritto nelle costituzioni o nelle consuetudini. Un poco alla volta, passo dopo passo, le istituzioni cambiano pelle, cambiano natura. Si continua a parlare di Patria e di solidarietà ma la sensibilità più profonda ci fa avvertire che il passo è cambiato, lasciando il palcoscenico a scalcinati prestigiatori con l’andatura più pesante. Il discorso di fine anno del presidente Sergio Mattarella è un esemplare scolastico di compitino costruito a tavolino per esaltare un popolo frastornato e terrorizzato che non sa più dove volgere lo sguardo. L’arrivo dei vaccini è dato per imminente ad ogni annuncio trionfalistico di telegiornale. Cosa accadrà dopo il 6 di gennaio, dopo l’Epifania che come si diceva una volta tutte le feste si porta via. Le operazioni di vaccinazione vanno avanti a velocità variabile mentre gli strombazzamenti dal sapore francamente propagandistico ottengono l’effetto contrario dalla sfiducia dominante. In Lombardia ad oggi sembra si stia vaccinando solo il 3 per cento della gente interessata dai turni. Cosa accadrà dopo il 6 di gennaio? Quali colori assumerà la mappa delle regioni Italiani, il vestito di Arlecchino della nostra pandemia? Questa ò materia di virologi ma anche e soprattutto di uomini di stato. È l’attitudine di chi attraverso la strada da ubriaco, non di chi cammina sul filo staccarsi da terra. A uno a uno, gli alleati di governo si sfilano. Non tutti sono pronti alla sfida. Dopo Renzi non sarà facile trovare altri comprimari, altri funamboli disposti alla prova della passeggiata sul filo. Il passo del funambolo guarda in avanti quasi a sfidare il futuro. Non guarda i passi indietro che si è lasciato alle spalle, sarebbe la sua fine. Il suo è’ un passo sicuro se così non fosse sarebbe la sua sconfitta. Il passo della repubblica e troppo breve. In questa fase occorre un passo più leggero e più spedito. Un passo di Re.