Parola di Re
L'UMI è istituita per raccogliere e guidare tutti i monarchici, senza esclusioni, al fine di ricomporre in sè quella concordia discors che è una delle ragioni d'essere della Monarchia e condizione di ogni progresso politico e sociale. Suo compito non è la partecipazione diretta alla lotta politica dei partiti, ma la affermazione e la difesa degli ideali supremi di Patria e libertà, che la mia casa rappresenta.
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Roccaraso (AQ): Convegno di Formazione del Fronte Monarchico Giovanile
Si è tenuta a Roccaraso (Aq), presso il Park Hotel Il Poggio, nel week end 20/22 settembre scorso, la VII edizione del Convegno Nazionale per la formazione dedicato al Fronte Monarchico Giovanile. Alla presenza di un pubblico attento, composto da iscritti giovani e giovanissimi, si sono alternati nelle “conversazioni”: l’On. Francesco Forte, l’On. Mario Landolfi, il Prof. Gustavo Pansini, il Prof. Andrea Ungari, il Prof. Salvatore Aceto di Capriglia ed il Prof. Salvatore Sfrecola. Il Presidente Sacchi ha aperto i lavori, da padrone di casa, regolando il dibattito che puntualmente ha seguito ciascuna delle conversazioni. Presenti, tra gli altri, il Prof. Berardo Tassoni, Presidente regionale dell’Abruzzo, ed Alberto Buongiorno, Presidente regionale del Molise. Al proficuo studio, si sono alternati piacevoli momenti musicali, che hanno allietato le serate di venerdì e sabato. Arrivederci all’anno prossimo!
da sx: il Prof. Andrea Ungari, Università LUISS "Guido Carli" di Roma, l'Avv. Alessandro Sacchi, Presidente dell'U.M.I., e il Prof. Avv. Salvatore Sfrecola
L'intervento del Prof. Francesco Forte, già Ministro e docente dell'Università degli Studi di Torino
da sx. l'On.Mario Landolfi, già Ministro delle Poste, il Prof.Avv. Gustavo Pansini e il Prof.Avv. Salvatore Aceto di Capriglia dell'Università degli Studi di Napoli "Parthenope"
La sala
Alcuni giovani del Fronte Monarchico Giovanile con l'Avv. Alessandro Sacchi, Presidente Nazionale dell'U.M.I.
C’è movimento a destra, suscettibile di importanti novità
di Salvatore Sfrecola
C’è grande movimento dalle parti del Centrodestra, a seguito della crisi di governo che ha dato luogo all’Esecutivo Conte 2 ed in vista di scadenze elettorali importanti in regioni quali l’Umbria, la Toscana e l’Emilia-Romagna, da sempre governate dalle sinistre, oggi possibile conquista per la coalizione che vede uniti Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Tuttavia la crisi che ha portato all’uscita della Lega dal “contratto di governo” con il Movimento Cinque Stelle sta determinando riposizionamenti all’interno dello schieramento di Centrodestra. Per iniziativa di Giovanni Toti, che ha creato un movimento denominato “Cambiamo”, per l’incremento dei consensi registrato in questi ultimi tempi da Fratelli d’Italia, per le difficoltà evidenti di Forza Italia che soffre di una leadership personale e personalistica che non appare più adeguata all’attuale momento storico, vuoi per l’attrazione che su molti suoi elettori esercitano la Lega e Fratelli d’Italia, vuoi per il minore impegno di Silvio Berlusconi, inevitabile per il passare degli anni.
Tuttavia Berlusconi, che rivendica la centralità di FI nel Centrodestra, dice delle cose vere, nel senso che in quello schieramento lo spirito liberale, moderato, cattolico, rappresentato negli anni dal suo partito, trova nella crisi in atto l’esigenza di trovare altre sponde, dacché la Lega di Matteo Salvini non è per tutti l’approdo ottimale. In sostanza i portatori della cultura liberale, alla Einaudi, per intenderci, trovano difficoltà ad aggregarsi alla Lega chiassosa interpretata da Salvini e dai suoi, un’esperienza politica che si è andata consolidando in modo notevole nel corso degli ultimi mesi ma che tuttavia lascia perplessi i liberali italiani i quali, immersi nello spirito patriottico di derivazione risorgimentale, non possono dimenticare il pregresso spirito secessionista della Lega, l’ostilità alla condivisione degli ideali nazionali, a cominciare dalla bandiera nazionale, il Tricolore tante volte vilipeso, che sono testimoniate e sottolineate dalla difficoltà che la Lega trova nell’accrescere i consensi a Sud del Po, come dimostra la squadra di governo nell’esecutivo Conte 1 nel quale i ministri leghisti, con esclusione della Bongiorno, erano tutti padani. È vero che la Lega è cresciuta anche a Sud ma è un consenso “di pancia”, assolutamente inidoneo a garantire un permanente il successo per una forza politica che vuol essere nazionale.
Tra i problemi che riguardano Forza Italia e la Lega, molto diversi ma comunque importanti, Fratelli d’Italia si presenta nel dibattito politico maggiormente coerente e dinamica, guidata da una giovane esponente della destra che ha dato dimostrazione di saper affrontare i problemi dell’attualità e di mantenere forte e sicura la barra della navicella in un momento di gravi difficoltà di ordine economico e sociale che fanno ritenere necessario un maggiore approfondimento alla luce di moderne idee conservatrici.
Giorgia Meloni è cresciuta nella considerazione degli italiani moderati, come dimostrano i più recenti sondaggi, e potrebbe crescere ancora se, ricordando l’esperienza di Almirante, manifestasse una più decisa apertura al pensiero liberale conservatore che è parte essenziale di quella galassia che possiamo definire della “destra liberale”, alla quale si affacciano ambienti variegati del cattolicesimo tradizionalista e, negli ultimi tempi, i monarchici italiani impegnati nella battaglia sulle riforme costituzionali, per le quali si sentono particolarmente titolati.
Un siffatto ampliamento della prospettiva politica darebbe a Fratelli d’Italia un sicuro incremento di consensi, un po’ come fu per Alleanza Nazionale la quale seppe, in un momento di trasformazione profonda della politica, dopo il crollo della Prima Repubblica, richiamare l’attenzione di personalità della società civile, come si usa dire, particolarmente qualificate, da Domenico Fisichella a Giuseppe Basini, il politologo e lo scienziato, entrambi di cultura liberale.
Vedremo come nei prossimi mesi, anche per effetto del dibattito che si svilupperà nel corso della campagna elettorale per le elezioni regionali e nella opposizione al governo Conte 2, come si potranno riposizionare nell’ambito del Centrodestra personalità e gruppi i quali ben possono richiamare l’attenzione dei moderati e dei conservatori ai quali il Salvini che chiede i “pieni poteri” e che urla da una spiaggia non aggrada molto, anche se ne apprezzano l’impegno a difesa dei confini nazionali e nella lotta alla immigrazione indiscriminata.
23 settembre 2019
L'opinione di Giuseppe Borgioli
AVANTI UN ALTRO, C’E’ POSTO
di Giuseppe Borgioli
E così abbiamo un altro partito, nato dalla costola del PDI che è stato battezzato col nome un po’ impegnativo “Italia viva”, ma non abbiamo dubbi che sarà chiamato da tutti “partito renziano”. Sosterrà il sempre più patetico Conte bis, in cui Renzi conta ministri, vice ministri e sottosegretari e parteciperà alla ulteriore distribuzione dei posti di sottogoverno. La cerimonia di battesimo si terrà alla Leopolda fra poche settimane.
Anche il “partito renziano” si propone di conquistare il centro politico un tempo occupato dalla mitica DC. Siamo tentati di porci la domanda: esiste ancora il centro come l’abbiamo conosciuto trenta anni fa? Se questa è la strategia, le forza conscia o inconscia che tiene in vita i neoscissionisti è il non poter fare a meno del potere. È quasi una droga che inchioda personaggi come Matteo Renzi.
Si autoassolvono parlando di bene comune, in realtà vanno come mosche dove li richiama il bagliore dei riflettori televisivi. Il caso di Renzi è emblematico: tre anni fa voleva semplificare la repubblica abolendo di fatto il senato (trasformandolo) e sposando decisamente il sistema elettorale maggioritario. Ora ci porterebbe dritti - se lo seguissimo – verso il proporzionale puro.
L’importante è tenere il potere. Dividerlo con i propri sodali come fosse un bottino, perdersi per passare il tempo nei giochetti delle alleanze e delle scissioni illudendosi di compiere scelte che rimangano nella storia. Nella storia non rimarrà nulla di tutto ciò, semmai queste vicende senza passione e qualità riempieranno la cronaca, le pagine di “Repubblica” a cui Renzi ha dato intelligentemente la sua prima intervista di capo partito. Del resto due giorni prima del lieto evento l’editore di “Repubblica” Carlo De Benedetti – che sa fare gli affari suoi, un pò meno quelli della nazione- intervistato da un canale televisivo prefigurava questi sviluppi.
Per fare un partito ci vogliono uomini (sempre disponibili sul mercato), soldi e idee. Le idee si raccattano facilmente al supermercato della Leopolda. Finalmente abbiamo capito perché certi personaggi non sentiranno mai la forza attrattiva del Re. Sono dei narcisisti che si accontentano della loro immagine restituita dagli scherni.
Il Re è pur sempre un principio che ti rimanda ad altro da te, alla nazione, alla storia, al passato che si fa presente. Questa sì che è l’Italia viva non quella nata già morta.
L'opinione di Giuseppe Borgioli
FUSIONE A FREDDO
di Giuseppe Borgioli
E siamo al Conte bis che sarebbe più corretto denominare Renzi bis, dalla paternità di questa fusione a freddo o matrimonio d’interesse che governa l’Italia. Si sa che spesso i matrimoni d’interesse durano più a lungo dei matrimoni d’amore e questo potrebbe rivelarsi il nostro caso. I bene informati azzardano la previsione che tirerà a campare sino alla elezione del presidente della repubblica. Ma la suprema carica repubblicana non aveva da essere – a garanzia del cittadino non più sudditi – super partes? Alla favola del presidente super partes non ci ha mai creduto nessuna persona con la testa sulle spalle. Le grandi manovre sono già cominciate e per ora lo stratega Salvini ha perso un cavallo. La partita è aperta e ogni partito ha le ciance per partecipare allo scacco del presidente. Dovremo aggiornare il quadro del gioco degli scacchi alla nomenclatura repubblicana.
Intanto Matteo Renzi con 40 senatori e 70 deputati tiene il Conte bis nel suo pugno. Il boy scout di Firenze che si professa alunno di Giorgio La Pira sembra più familiare alla lezione di Machiavelli.
I suoi nemici cha hanno accumulato nel tempo, si aspettano che ne combini una delle sue, per esempio fondare a freddo un nuovo partito. Ce lo dirà la Leopolda in programma fra breve. Sempre i bene informati danno per scontato che tutto è pronto: soldi, nome, uomini e programmi molto vaghi da tirar fuori per ogni evenienza.In vista di queste strategie una legge elettorale proporzionale depurata da un pur minimo premio di maggioranza sarebbe salutata dalla partitocrazia con un sospiro di sollievo. Si tornerebbe alla prima repubblica, ai governi traballanti, alle alleanze mobili, ai piccoli partiti che giocano il ruolo degli aghi della bilancia.
Senza contare che una volta a garantire la stabilità del sistema c’erano la DC e il PCI che da soli potevano contare sul 70 per cento dei voti.Non è difficile immaginare cosa accadrebbe alla scacchiera di oggi.
Nonostante i nostri giochetti e le nostre straregie degne di Von Clausewitz il debito pubblico continua a crescere e nessuno mostra di voler prendere il toro per le corna. Da qui il disagio crescente della gente che ha perso i riferimenti istituzionali. Se poi questa condizione dovesse essere condita da una deflazione che significa recessione nessuno è in grado di prevedere cosa sarebbe delle regole sella nostra fragile convivenza civile. Questa prospettiva non interessa la maggior parte dei nostri capi politici in tutt’altre faccende affaccendati.
Noi sogniamo il Re leone e ahimè siamo circondati da una massa di conigli.
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