La vittoria del Centrodestra e i tempi lunghi della formazione del nuovo Governo
Di fronte al risultato elettorale che ha visto la netta prevalenza di un partito e della coalizione alla quale appartiene, l’Unione Monarchica Italiana (U.M.I.) non può fare a meno di tornare a segnalare che se fossimo a Londra il Re conferirebbe già oggi l’incarico di formare il Governo al Capo del partito di maggioranza.
A Roma, assisteremo a riti bizantini che ritarderanno la formazione del nuovo Governo, conferma della inadeguatezza del sistema costituzionale e della legge elettorale.
Roma,26 settembre 2022
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi
di Salvatore Sfrecola
( Nel dibattito sulle riforme costituzionali i monarchici italiani si offrono come interlocutori dei partiti | Un sogno Italiano)Le esequie della Regina Elisabetta II si stanno rivelando occasione per l’approfondimento delle tematiche istituzionali nell’ambito del dibattito, sviluppato anche durante la campagna elettorale, che attiene al ruolo del Presidente della Repubblica e delle Camere del Parlamento. E così l’avv. Alessandro Sacchi, Presidente dell’Unione Monarchica Italiana (U.M.I.), prende carta e penna e diffonde un comunicato con il quale si dice disponibile ad interloquire con i partiti politici sui temi istituzionali, compresa, è facile immaginare anche se non è scritto, la riforma della legge elettorale che più volte l’U.M.I. ha richiamato come base della democrazia rappresentativa, in quanto strumento di selezione della classe dirigente. L’esempio è proprio l’ordinamento del Regno Unito che dispone di una legge elettorale basata su collegi uninominali che fin qui ha concorso a selezionare una classe dirigente di buona qualità, anche se oggi il primo ministro non può vantare, come poteva fare Sir Antony Eden, che nel suo governo ben sette ministri, come lui, si erano laureati all’Eton College, famoso collegio di epoca Tudor tra i cui ex allievi si contano ben 19 premier inglesi.
L’Avv. Sacchi prende spunto dalle immagini che le televisioni di tutto il mondo ci mostrano Londra, il lungo Tamigi con in fila coloro che intendono riservare il loro omaggio alla salma della Regina in Westminster Hall. “Lo straordinario concorso di popolo, scrive Sacchi, di tutte le età ed etnie che, con dolore composto e silenzioso, ha accompagnato le esegue della regina Elisabetta II, esempio di pubblico servizio allo Stato, ha dimostrato al mondo intero, attraverso l’ossequio alla Sovrana, la vasta condivisione del ruolo della monarchia costituzionale capace, ad un tempo, di incarnare l’identità di un popolo, la sua storia e le sue tradizioni, essenziale in tempi di globalizzazione, e di garantire una vera separazione dei poteri, presidio di libertà e democrazia. Nella ritrosia di giornali e televisioni a riconoscere che le monarchie, sottraendo il Capo dello Stato al condizionamento dei partiti che in Repubblica lo eleggono, è evidente che la funzione arbitrale del Sovrano consente il libero dispiegarsi del confronto delle forze politiche, come dimostra la celere conclusione della crisi del governo Johnson, a Londra, e la nuova realtà politica svedese, a Stoccolma”.
Ed ecco la conclusione: “l’Unione Monarchica Italiana (U.M.I.) ritiene che l’esperienza della Regina Elisabetta contribuisca a fornire elementi di riflessione al dibattito, ampiamente condiviso dalle forze politiche italiane, sulle riforme costituzionali, attraverso la verifica della tenuta democratica delle istituzioni della Repubblica, a cominciare dal ruolo e dai poteri del Capo dello Stato, temi sui quali i monarchici sono naturali interlocutori dei partiti, considerato che i principi di libertà ed uguaglianza che sono alla base dei più importanti rapporti civili, etico sociali e politici, come le regole dell’ordinamento dello Stato nell’attuale Costituzione, sono in gran parte tratte dallo Statuto Albertino, la legge fondamentale della Monarchia rappresentativa parlamentare”.
Accoglieranno i partiti il contributo che i monarchici italiani offrono ai repubblicani di tutti i partiti sui temi della riforma costituzionale nei suoi vari aspetti? Perché nella prossima legislatura non si parlerà solo di presidenzialismo. Anzi è probabile che, nel pressing delle esigenze di carattere economico e sociale dovute alla crisi indotta dallo straordinario aumento dei costi delle fonti di energia, in un Paese il cui territorio è stato ove trascurato, ove depredato, Parlamento e Governo saranno impegnati a ricostruire un minimo di funzionalità delle infrastrutture viarie, ferroviarie, idrauliche, portuali e aeroportuali delle quali alcune regioni sono gravemente carenti.
La nuova legislatura, se vorrà essere ricordata positivamente, dovrà porre mano alla riforma dell’amministrazione pubblica ai vari livelli di governo, redistribuendo le attribuzioni in modo da rendere più celeri i procedimenti che dovranno contemporaneamente essere semplificati. Una grande sfida per lo sviluppo e la crescita di questo meraviglioso Paese che soffre da troppo tempo della incapacità della classe dirigente di immaginare il futuro.
Lo straordinario concorso di popolo, di tutte le età ed etnie che, con dolore composto e silenzioso, ha accompagnato le esequie della regina Elisabetta II, esempio di pubblico servizio allo Stato, ha dimostrato al mondo intero, attraverso l’ossequio alla Sovrana, la vasta condivisione del ruolo della monarchia costituzionale capace, ad un tempo, di incarnare l’identità di un popolo, la sua storia e le sue tradizioni, essenziale in tempi di globalizzazione, e di garantire una vera separazione dei poteri, presidio di libertà e democrazia.
Nella ritrosia di giornali e televisioni a riconoscere che le monarchie, sottraendo il Capo dello Stato al condizionamento dei partiti che in Repubblica lo eleggono, è evidente che la funzione arbitrale del Sovrano consente il libero dispiegarsi del confronto delle forze politiche, come dimostra la celere conclusione della crisi del governo Johnson, a Londra, e la nuova realtà politica svedese, a Stoccolma.
L’Unione Monarchica Italiana (U.M.I.) ritiene che l’esperienza della Regina Elisabetta contribuisca a fornire elementi di riflessione al dibattito, ampiamente condiviso dalle forze politiche italiane, sulle riforme costituzionali, attraverso la verifica della tenuta democratica delle istituzioni della Repubblica, a cominciare dal ruolo e dai poteri del Capo dello Stato, temi sui quali i monarchici sono naturali interlocutori dei partiti, considerato che i principi di libertà ed uguaglianza che sono alla base dei più importanti rapporti civili, etico sociali e politici, come le regole dell’ordinamento dello Stato nell’attuale Costituzione, sono in gran parte tratte dallo Statuto Albertino, la legge fondamentale della Monarchia rappresentativa parlamentare.
Roma, 17 settembre 2022
Il Presidente Nazionale
Avv. Alessandro Sacchi
Sindona, i boss e la Sicilia agli americani: il golpe "dimenticato"
Secondo alcuni collaboratori di giustizia, nel 1979 Michele Sindona giunse in Sicilia sia per orchestrare un finto rapimento ai suoi danni ad opera di fantomatici terroristi sia per organizzare, insieme alla Mafia, un golpe che avrebbe portato l'Isola ad essere il 51enismo stato degli USA. A tal proposito, l'allora "uomo d'onore" e poi "pentito" Angelo Siino (noto come "ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra") fu inviato in Calabria, nei pressi di Locri, e poi sul Monte Soro, nel messinese, per preparare il sabotaggio a due grandi antenne ivi installate, così da interrompere i collegamenti tra la Sicilia e il resto del Paese.
Il disegno dei boss non si basava, si faccia attenzione, su un ideale politico o di qualsiasi altra natura, bensì sulla mera convenienza. Le organizzazioni mafiose meridionali hanno infatti sempre sostenuto e finanziato i progetti separatisti (il MIS apriliano aveva tra i suoi iscritti Buscetta, Calò, Liggio ed altri), in virtù del fatto che singole porzioni territoriali, autonome e con un retroterra culturale già abituato a certe consorterie, sarebbero state più facili da gestire senza l'interferenza di uno Stato unitario con a disposizione molti più uomini, mezzi e risorse economiche di altro genere. Stessa cosa valeva per uno Stato lontano geograficamente, e di fatto estraneo, come sarebbero stati gli USA.
Approfondimento: la Mafia e l'annessione agli USA, quarant'anni prima
All'indomani dello sbarco anglo-americano in Sicilia, prese forma un vasto e variegato movimento antinazionale alimentato dal malcontento verso lo Stato dopo la tragedia della dittatura, della guerra guerra ed a causa di alcune mistificazioni sull'operato (ineccepibile e responsabile sotto i profili morale, politico e giuridico) di Vittorio Emanuele III e del Presidente del Consiglio dei ministri del Regno, Pietro Badoglio (la cosiddetta “Fuga di Pescara”, altrimenti nota come “Fuga di Ortona” , “Fuga di Brindisi” o “Fuga di Bari”) . Gli Stati Uniti, terra da sempre idealizzata e vagheggiata anche in virtù di un arsenale cinematografico alterante i contorni e la fisionomia istologica del reale, divennero il polo di attrazione delle speranza e delle aspettative di una comunità stremata e in preda al caos; Washington seppe allora cogliere la palla al balzo, organizzando il movimento separatista nel MIS (Movimento per l'Indipendenza della Sicilia) con a capo Andrea Finocchiaro Aprile (l'uomo dalle tre dita) e, addirittura, un suo braccio militare, capitanato dal bandito Salvatore Giuliano. La Mafia fu l'atomo primo di questo velleitarismo autonomista e della sua trama progettuale, quando si reintrodusse, grazie gli Alleati che aveva agevolato nello sbarco, alla guida di numerosi municipi della regione (Calogero “Don Calò” Vizzini fu addirittura sindaco del suo paese). Lo scopo che Cosa Nostra si prefiggeva, soffiando sul vento antitaliano, era quello di ritrovarsi padrona del territorio (quale Stato indipendente o come parte di una nazione lontana migliaia di chilometri e quindi impossibilitata, si è già detto, ad un gestione diretta della cosa pubblica), com'era avvenuto dagli Angiò fino all'arrivo del Prefetto Cesare Mori, in epcoca unitaria. D'altro canto anche la Camorra era stata libera di sguazzare nelle miserie della popolazione campana fino all'introduzione della "Legge Pica" (1863), il primo tentativo di contrasto alle mafie istituzionalmente organizzato (tra l'altro, la "Legge Pica" offriva ai briganti una serie di garanzie impensabili sotto il regno delle Due Sicilie).
Davide Simone (storiografo, giornalista, consulente di comunicazione)
Oggi, 13 luglio 2022, il Presidente Nazionale dell’U.M.I., Avv. Alessandro Sacchi, ha nominato il Prof. Alessio Angelucci Commissario Provinciale di Rieti dell’Associazione.
Alessio Angelucci, classe 1985, è Docente di Religione nella Scuola Secondaria e attualmente Consigliere Provinciale in Rieti e Presidente della IV Commissione Permanente - Controllo Garanzia, e Consigliere Capogruppo presso il Comune di Rieti con incarico di Vice Presidente del Consiglio.
Appassionato di Teatro vernacolare è autore di numerosi testi rappresentanti anche all'estero.
Sposato con Martina è padre di due bambine, Mariasole e Caterina.
Al Prof. Angelucci i migliori auguri di buon lavoro dall’Unione Monarchica Italiana
Il Prof. Alessio Angelucci